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HUFFPOST 4 agosto 2024 - Dai penitenziari italiani, in gravissime difficoltà, saranno sottratti 45 poliziotti per gestire 20 eventuali detenuti. De Fazio (Uilpa): "In Italia l'opposto, un agente per 3-4 reclusi". Da "non corteggiare le donne" a "non girare nudo" e "bevi il caffè seduto", il surreale vademecum per gli operatori in partenza.

Ferragosto in Albania, con vademecum sgrammaticato al seguito (per gli italiani). Giorno più, giorno meno, le due strutture che dovranno accogliere nel nord del Paese governato da Edi Rama una parte dei migranti che volevano venire in Italia, saranno operative tra una decina di giorni. Dopo due rinvii e in un momento in cui i migranti che solcano il Mediterraneo sono in forte calo. Ma tant'è. L'hotspot nel porto di Shengjin e il Cpr di Gjader - che ha avuto una gestazione ben più lunga del previsto per problemi legati al terreno - sono pronti.

Dall'Italia sono già arrivati, da giugno, una ventina di poliziotti per tenere in custodia la struttura vicina al porto. E altri professionisti sono pronti a partire. Ed è proprio su questo punto che - dopo le limitazioni che il Csm ha messo per evitare che gli uffici di Roma rimanessero senza giudici per le troppe toghe da destinare alle faccende albanesi -  si registra un fatto singolare. La legge che ratifica il protocollo tra Roma e Tirana prevede, tra l'altro, che a Gjader ci sia un piccolo carcere. Una struttura per ospitare i migranti - non più di venti - che commettano reati all'interno del Cpr. Chi ci andrà a lavorare? Gli agenti penitenziari italiani. Quarantacinque, segnatamente, istruiti a dovere da un decalogo scritto in un italiano creativo, che dispensa consigli ai limiti del surreale su come convivere con la popolazione locale. E che potrebbe non piacere agli albanesi.

 
 

Del decalogo, che ha contorni grotteschi, parleremo dopo. Soffermiamoci intanto sulla struttura. Quando (e se, perché non è affatto detto che nel Cpr i migranti delinquano sistematicamente) il carcere italo-albanese sarà pieno, il rapporto sarà di più di due agenti per ogni detenuto. Se non dovesse essere raggiunto il 100% della capienza la proporzione sarà ancora maggiore, nonché diametralmente opposta a quello che c'è in Italia. "Se in Albania ci devono essere più di due agenti per ogni detenuto - è il ragionamento che fa con HuffPost Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia penitenziaria - allora in Italia gli agenti dovrebbero essere oltre centoventimila". Il calcolo non fa una piega, e soprattutto è utile a spiegare quanto sia grottesca la situazione: in Italia il rapporto è inverso, gli agenti penitenziari sono circa 37 mila - 7mila in meno rispetto alla pianta organica, addirittura 18mila in meno rispetto al fabbisogno stimato dal Dap - a fronte di 61mila migranti. Non in tutti i penitenziari c'è la stessa proporzione: in alcune carceri un agente deve badare a 3 detenuti, in altre addirittura a quattro. Il paradosso, insomma, è evidente.

In un momento drammatico per le carceri italiane, in cui i suicidi dei detenuti continuano ad aumentare - è notizia di oggi quella del 62esimo detenuto che si è tolto la vita nel 2024, in questo caso a Cremona - il sovraffollamento fa esplodere i penitenziari (ci sono 14mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare), le rivolte sono all'ordine del giorno, cosa fanno le istituzioni italiane? Prendono 45 agenti da tutta Italia, senza curarsi di quali siano le condizioni del penitenziario da dove provengono, e li spediscono in Albania. A presidiare un carcere per ora vuoto e che quand'anche dovesse riempirsi non sarà mai nelle condizioni disperate dei penitenziari italiani. Ma come sono stati reclutati questi agenti? De Fazio sul punto è categorico: "C'è stata poca trasparenza, mi viene da dire che sono state utilizzate modalità degne dei regimi totalitari da cui scappano i migranti". 

In un documento dell'amministrazione penitenziaria vengono forniti alcuni dettagli di come è avvenuta questo reclutamento: sono stati presi in considerazione, si legge, "penitenziari italiani dotati di capienza simile, avendo riguardo alle particolari circostanze operative che dovranno essere affrontate, nonché alle caratteristiche strutturali e ambientali". Nessun concorso interno, insomma, ma una sorta di chiamata diretta. 

I primi agenti destinati all'Albania partiranno nei prossimi giorni: "Una quindicina deve essere lì il per il 20 agosto", ci viene spiegato. Gli altri seguiranno. E saranno sottratti a un organico già sofferente.

Ai "fortunati" è stato destinato un corso di preparazione, con annesso il già citato vademecum su come ci si comporta in Albania. Letteralmente. Qualche esempio? Nel decalogo, oltre a invitarli a "mai presentarsi con un approccio di superiorità", si ricorda agli agenti che quello albanese "è un popolo pudico" e che quindi "nudità o vestiario poco sobrio non sono graditi". Gli agenti inviati in Albania saranno tutti uomini, così come uomini saranno i potenziali detenuti. Prevedendo possibili infatuazioni degli operatori quando sono fuori servizio, nelle regole deontologiche si chiede di "evitare di corteggiare le donne albanesi nei vari contesti e in maniera estemporanea. Si tratta di una società conservatrice. L'uomo che vede la propria donna corteggiata da un altro uomo può reagire in malo modo". Dopo i consigli amorosi, ecco quelli di costume: "La consumazione del caffè non è al bancone, ma solo seduti. Questa è una tradizione assoluta a cui attenersi". E ancora: "Nei ristoranti attenersi a quanto previsto dal menù, richieste di cambi non sono gradite". Dulcis in fundo: "Attenzione a come parlate, l'italiano lo conoscono bene quasi tutti". Sorge il dubbio che abbiano confuso il manuale per lavoratori con un manuale da vacanzieri sprovveduti in un posto remoto del mondo. L'Albania, per inciso, tale non è. Gli agenti penitenziari che in queste settimane faticano quotidianamente a sventare rivolte e suicidi, combattono con il caldo e con strutture che cadono a pezzi, non ne sono certo contenti. 

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