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In aula alla Camera il 17 luglio la “liberazione anticipata”. Possibile un asse che esclude Lega e M5S per farla passare?

Potreste anche non crederci. E sbagliereste, perché è la verità. Ossessionato, lui, il suo staff, i suoi sottosegretari, dalle fughe di notizie su decreti o disegni di legge, Nordio ha imposto a chi maneggia le carte di distinguere sempre le copie distribuite ai partner della maggioranza, anche cambiando furbamente solo qualche parola, aggiungendo una virgola o un segno particolare, in modo da riconoscere subito, in un’eventuale anticipazione giornalistica, l’autore della rivelazione. Trucchi da ex pm, evidentemente. Di sicuro una trovata che gli consente di essere il solo a poter rivelare le novità sulle sue, benché rare, mosse. L’ultima riguarda il decreto suicidi. Ignaro com’è dei lavori parlamentari lo annuncia già il 20 giugno, e insiste pure il 23. Ma non se ne fa nulla.

In quel momento i suicidi sono 44, nel giro di pochi giorni però diventano 48. Un record. E lui cosa propone per decreto? Di “aumentare il personale penitenziario”, di “costruire nuovi padiglioni”, di “semplificare la procedura della liberazione anticipata”. E aggiunge perfino che toccherà a tre gip anziché uno solo dare il via libera agli arresti grazie al ddl sull’abuso d’ufficio. A suo dire, così il numero dei detenuti “sarà sensibilmente ridotto“. Peccato che, nell’ordine, il personale penitenziario non si aumenta da un giorno all’altro; l’eventuale via libera sulla liberazione anticipata dato dal pm richiederà del tempo; infine i tre gip entreranno in vigore solo tra due anni. Quanto alle cooperative per far scontare fuori dalle prigioni le pene residue brevi siamo ancora alla verifica sul campo su chi scegliere. Peraltro l’affastellamento dei decreti alla Camera prima di Ferragosto rende difficile farne altri. Ma il suo solerte sottosegretario leghista Andrea Ostellari insiste, vanta le telefonate mensili che passerebbero da quattro a sei (sic!) e ipotizza addirittura un decreto “a fine luglio”. Nel frattempo, come documenta il segretario della Uilpa Gennarino De Fazio, nel carcere di Teramo viene trovato un arsenale di armi, coltelli d’ogni tipo, tra cui anche quelli da sub che misurano ben 40 centimetri.

A Frosinone, il 27 giugno, in cella si suicida un giovane di 21 anni. Non stava bene. E chi, come Riccardo Arena, autore della trasmissione Radio carcere su Radio radicale, vive di carceri, lo definisce “un caso gravissimo ed emblematico”. Tutto questo per dire che abbiamo sotto gli occhi un’emergenza pesantissima, che non può più essere ignorata. A non farlo è il vice presidente forzista della commissione Giustizia Pietro Pittalis che a Repubblica dice “non possiamo più far finta di nulla e girare la testa dall’altra parte”, e annuncia che il suo partito voterà a favore della “liberazione anticipata speciale” di Roberto Giachetti, deputato di Iv, e Rita Bernardini, la presidente di Nessuno tocchi Caino, due pannelliani da sempre. Una soluzione che porta da 45 a 60 giorni la “liberazione” ogni sei mesi ben scontati. Questo dovrebbe fare, anche per decreto legge, una maggioranza responsabile.

 

Ma la novità politica sta proprio qui. Il 17 luglio, alla Camera, una maggioranza potrebbe esistere se, avvertendo tutti i rischi di una situazione drammatica ed esplosiva, un potenziale agosto segnato dalle rivolte, Fratelli d’Italia fosse disposta a sottoscrivere la proposta della liberazione anticipata, lasciando isolata sia la Lega, sia M5S, che la considerano come un favore alla mafia. Per essere certi che non lo sia - proprio come lo stesso Pittalis propone - basta escludere i reati gravi. Proprio come si è sempre fatto per l’amnistia e per l’indulto.

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