Introduzione: All’interno di questo Report, dell’OS - OSSERVATORIO SICUREZZA, CAFISC, di cui il Presidente, Dr.ssa Tallarita AL. PhD Cav. ha contribuito fortemente con le sue ricerche in veste di criminologa e antropologa e con l’attivo e puntuale contributo del Comitato Scientifico, in particolare nelle persone del Vice presidente Dr. Laura F. e il Segr. Gen. Vespia M., si è voluto raccogliere alcuni dati degli ultimi 15 anni, porre a confronto, l’opinione di esperti del settore, delle associazoini, dei sindacati, e comparando dati europei e extra Ue, sulla situazione nelle carceri nazionali, sulla questione della presenza numerica, della distibuzione degli spazi, dei corredi presenti e con particolare analisi della problematica suicidiaria.
E chiedendosi sui provvedimenti o meno di legge effettuati. Inoltre, sulla situazione europea in generale e sulle proposte che sono state fatte. E su dove andranno a convergere le nuove proposte per il miglioramento delle condizioni di detenzione e di lavoro della Polizia Penitenziaria. Oltre all’auspicio, di una netta presa di posizione del Governo, oltre la sensibilità dimostrata alla quetione, così come dello Stato. Affinchè il Sistema Carcerario sia riformato. Per un generale miglioramento delle condizioni detentive, di assistenza, di lavoro di chi lavora, alla luce delle nuove tecnologie, con potenziamenti sanitari e di dialogo con le strutture esterne, ma anche con la creazione di nuove strutture esterne sul territorio ma supporto. E ancor di più la creazione di nuovi istituti penitenziari, con al centro i diritti dell’uomo.
Ed infine la legalizzazione delle carceri, che ad oggi scontata non è. Si è voluto porre a confronto il pensiero e la visione, così come la presa d’atto, di tre Sigle Sindacali della Polizia penitenziaria, fondamentali, che lottano insieme ai loro iscritti, per leggi, riforme e condizioni migliori, si di lavoro, ma che conoseguentemente si riflettono sul sistema carcerario e sulla condizione dei detenuti.
I numeri sul sovraffollamento parlano chiaro, dai dati sopraggiunti dalle carceri italiane, i detenuti nelle strutture presenti nel nostro Paese sono 61.468, dovrebbero essere invece 47.067, le persone detenute, in base ai posti disponibili negli istituti penitenziari. Questo significa che vi è un indice di SOVRAFFOLLAMENTO DEL 130,59%.
A questo dato si unisce quello di una mescolanza, spesso in contrasto per motivi etnici o religiosi, una cattiva gesione degli spazi, che permangono esigui e a cui si è sopperito con l’apertura ad orario delle celle, misura pertanto adoperata nei paesi europei, per esempio e a condizioni detentive non sempre ideali per i detenuti e per il personale di Polizia, che si trova con carenza di personale, a fare senza formazione adeguata, da sociologi, psicologi, confessori…sanitari....oltre i propri ruoli già di per sé difficili, che si pongono ben oltre le proprie oggettive capacità. Con inoltre, poca preparazione mirata alle spalle, per affrontare le situazioni delicate e spinose, che in carcere, si trovano ad affrontare ogni giorno. E che spesso tragicamente conducono ad un tale scoraggiamento, che sfocia, anche per il personale di Polizia, in condotto suicidiarie. E questo perché deficita una reale visione di una riforma carceraria. Il personale è esiguo rispetto alle risorse necessarie e latita il personale specializzato. Mancano le strutture atte ad accogliere specifici disagi, sul territorio, da quello mentale e alle tossicodipendenze, ad esempio, perche quelle presenti sul territorio nazionale non bastano. E mancano realmente gli spazi, anche quelli
richiesti per evitare i contagi di malattie infettive. Molto spesso, il durissimo lavoro della Polizia penitenziaria, malamente viene sottolineato a grandi titoli sui giornali, solo quando si tratta di scandali e situazioni di rischio. Mentre viene completamente dimenticato, quando si tratta della quotidianità carceraria. Dimenticandosi che l’Agente penitenziario è un recluso insieme ai detenuti, che lavora in condizioni come sopra accennato, che non sono neppure lontanamente possibili. Spesso, neppure con la preparazione psicologica adatta, ad affrontare quanto dentro quelle mura, sono costretti ad fronteggiare. Ritrovandosi privi di addestramento necessario all’intervento psicologico o di mediazione culturale o religiosa. Trovandosi a fare le veci di tutte quelle figure fortemente carenti nelle carceri. Perché il recluso è ovviamente solo e necessita, specialmente con varie problematiche presenti, di figure altamente specializzate. Che possano, prevenire, intervenire e risolvere, tutte quelle circostanze difficili e emotivamente compromesse, che molto spesso sfociano in drammatici, episodi suicidiari o di violenza.
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report-carceri-os-cafisc-tallarita-2024-bis-.pdf
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