Roma, 02 gennaio 2018. - Dopo i recenti fatti accaduti nel carcere minorile Beccaria di Milano dove un agente è stato accoltellato, un altro grave episodio è accaduto all’interno del carcere minorile di Nisida dove, intorno alle ore 12:00 odierne, un agente è stato sequestrato e aggredito in maniera violenta riportando 21 giorni di prognosi.
“Il Poliziotto – dichiara Angelo Urso segretario generale della UIL PA Polizia Penitenziaria- a quanto pare mentre era impegnato ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti dall’interno delle celle è stato aggredito dal detenuto lavorante addetto al servizio che, giunti all’altezza dell’ultima, ha approfittato della situazione aggredendolo alle spalle, spalleggiato da altri due detenuti intervenuti immediatamente dopo. Gli avrebbero sottratto le chiavi e, quindi, lo avrebbero chiuso all’interno della cella per poi aprire tutti gli altri detenuti, non prima però di averlo picchiato selvaggiamente e senza alcuna pietà.
Scattato l’allarme è giunto sul posto il Comandante di Reparto unitamente a tutto il personale di Polizia Penitenziaria disponibile all’interno dell’istituto. La prima preoccupazione ovviamente è stata quella di recuperare l’agente sequestrato e farlo accompagnare immediatamente presso il locale ospedale civile dove gli sono state praticate le cure del caso e diagnosticati 21 giorni di prognosi. Successivamente è stata riportata alla normalità la situazione.
“Questa, semmai ce ne fosse stato bisogno – prosegue il leader della UIL PA PP - è l’ennesima dimostrazione di quanto sia fallimentare l’attuale gestione del sistema penitenziario italiano. Siano adulti o minori il denominatore comune al loro interno è costituito da atti di intolleranza e di violenza, soprattutto ai danni dei poliziotti, che si ripetono con una preoccupante frequenza senza che nessuno si preoccupi di adottare adeguati provvedimenti.
“Il senso d’impunità che si respira nelle carceri italiane – rincara Urso – favorisce il proliferare di eventi critici. Ciò che è drammatico, se fosse confermato, è che il gesto in questione pare abbia all’origine un rivalsa nei confronti del personale ritenuto “responsabile” di aver realizzato, qualche giorno fa, una perquisizione straordinaria all’interno dell’istituto minorile che ha portato al rinvenimento e al sequestro di sostanze stupefacenti. In altre parole chi gli ha “rovinato la festa di capodanno” doveva in qualche modo pagare, alla faccia di tutte le opportunità trattamentali e di rieducazione che l’istituzione carcere si sforza di assicurare”.
“Il Ministro della Giustizia, giustamente – afferma il sindacalista - rivendica la bontà delle riforme e dei provvedimenti adottati in materia penitenziaria, non ultimo la riforma dell’ordinamento penitenziario, senza discuterla con coloro cui l’ordinamento è il quotidiano strumento di lavoro, vale a dire la Polizia Penitenziaria. Ha convocato stati generali per ogni materia, dimenticando o ignorando però di convocare un tavolo specifico per il Corpo, nonostante siano mesi che noi della UIL gridiamo invano che serve proclamare lo stato di emergenza delle carceri”.
“L’auspicio – conclude Urso - è quello che prima delle prossime elezioni, nella sua attività ordinaria, riesca a mettere in agenda il problema delle aggressioni e degli eventi critici al fine di individuare soluzioni concrete perché è inammissibile che ci siano categorie in cui il rapporto ottimale dipendente/utente sia di uno a dieci mentre, per la Polizia Penitenziaria, questo rapporto nemmeno esiste e un agente da solo, disarmato e senza ausilio di strumenti di alcun genere siano essi informatici o anti aggressione, debba attendere alle esigenze di 60/80/100 detenuti. Non si può più accettare che il rapporto sia un agente, una sezione a prescindere dai detenuti che contiene sia in termini numerici, sia dal loro livello di pericolosità”.