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Rimbalza dalla Toscana la notizia che all’interno del carcere di San Gimignano si è consumata un tragedia: due detenuti rumeni ubicati nella stessa cella hanno litigato tra loro per motivi non meglio noti e uno di loro utilizzando uno sgabello ha, con inaudita violenza, ucciso l’altro. Il detenuto morto era condannato all’ergastolo, mentre l’omicida è un ventiduenne con un fine pena fissato al 1 maggio 2030 per omicidio.

Giusto ieri, commentando la notizia dei rilievi provenienti dal Comitato prevenzione e tortura del Consiglio d’Europa -dichiara Angelo Urso segretario generale UIL PA P.P.– abbiamo lanciato un grido di allarme su possibili nuove tragedie chiedendo la proclamazione dello Stato di emergenza della Polizia Penitenziaria e la realtà, purtroppo, si è manifestata con tutta la sua crudeltà”.

E’ successo tra detenuti ma vista la situazione all’interno delle carceri oggi potrebbe succedere nei confronti di chiunque opera all’interno di un carcere ma in particolare della Polizia Penitenziaria.

Angelo Urso leader della UIL è categorico e punta il dito contro il DAP ma soprattutto verso il Ministro della Giustizia. “Non possiamo continuare ad avere un Ministro che va a doppia velocità, rapido e attento ad esempio quando si tratta di lavorare al testo sulle intercettazioni, lento e assente quando si parla di carcere e dei suoi problemi”.

La riforma dell’ordinamento penitenziario va a rilento, ma più di ogni altra cosa prosegue senza il coinvolgimento di quella Polizia Penitenziaria già trascurata in occasione degli stati generali dell’esecuzione penale.

Penso che il Ministro della Giustizia continua polemicamente Ursodeve comprendere che chi conosce veramente il carcere ed è in grado di parlarne con cognizione di causa è solo la Polizia Penitenziaria, tutti gli altri, capo DAP compreso, lo fanno solo per interposta persona. Una cosa è fare il Direttore, l’educatore, l’assistente sociale, il volontario (con tutto il rispetto dovuto a loro) altra è vivere tutte le ore di servizio a contatto con i detenuti e negli ambienti detentivi. Se avessero chiesto a noiaggiunge il sindacalista - avremmo già potuto evitare l’errore di trasferire la medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale, la chiusura degli OPG  e avremmo potuto fornire le giuste indicazioni operative (mai ascoltate dal DAP) rispetto alla tanto vituperata sorveglianza dinamica fonte oggi di numerosi problemi. Ma ancor di più saremmo in grado oggi di fornire preventivamente indicazioni sull’affettività, sulla radicalizzazione in carcere e su tutte le materie disciplinate dall’ordinamento penitenziario”.

Non si può essere miopi davanti all’evidenza che l’attuale ordinamento penitenziario, ma ancor di più quello prospettatoconclude Urso - non può andar bene per tutti i detenuti in quanto la sua vocazione premiale, senza voler alimentare discorsi xenofobi, ha una sua efficacia nei confronti degli italiani e di chi proviene diciamo così dai Paesi della vecchia Europa, ma è assolutamente inutile per chi proviene dai Paesi africani e dell’est, abituati a ben altre regole di civile convivenza. Ragione per cui occorre realizzare un ordinamento penitenziario “dinamico” (questo sì!) che non generalizzi il trattamento e la detenzione”.

La società civile reclama sempre di più l’esigenza di sicurezza e il carcere è il luogo che per antonomasia ne incarna l’essenza ma rieducazione e reinserimento sociale non si realizzano facendo a meno della Polizia Penitenziaria, senza si fa solo campagna elettorale e accademia penitenziaria fine a se stessa.

Per garantire sicurezzala chiosa della UIL - servono risorse, mezzi, strumenti di lavoro adeguati e moderni e se si vuole mantenere un sistema carcerario che ospiti tra i 60 e 70mila detenuti, come sembra essere il nostro, occorre assumere almeno 10.000 uomini e donne nella Polizia Penitenziaria altro che tagliare gli organici. Il Ministro prenda atto della situazione e si attivi nei confronti del Governo affinché si proclami lo stato di emergenza della Polizia Penitenziaria”.

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