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Abbiamo avuto modo di leggere l’odierno comunicato stampa a firma del Capo DAP e francamente sono rimasto senza parole nel vedere che lui, che è anche il Capo della Polizia Penitenziaria, prima ancora di attendere l’esito di indagini, che lui stesso dice essere ancora in corso, abbia già scaricato sulla Polizia Penitenziaria la responsabilità dei fatti accaduti.

Un vero Leader non agisce così e con questo non voglio assolutamente escludere che possano esserci state negligenze e responsabilità da parte del personale. Se le indagini lo dimostreranno è giusto che ognuno risponda delle proprie azioni.

Un adeguata organizzazione del sistema carcerario non può andare in crisi perché due detenuti hanno deciso di scavalcare un muro. Un’organizzazione efficace, efficiente e programmata fa sì che sia contemplato anche l’errore umano e si ingegna affinché ci siano più accorgimenti e più livelli di sicurezza.

Visto e considerato che si fa spesso il paragone con i sistemi degli altri Paesi è chiaro che le evasioni possono capitare ovunque, ma sembra proprio che in Italia ciò accade con una sconcertante facilità e con maggiore frequenza rispetto ad altri Paesi. E’ solo un problema di uomini o anche di amministrazione? Non è che forse i metodi di sorveglianza adottati in Italia sono inadeguati e chi governa il sistema non è all’altezza della situazione?

Sono mesi che denunciamo lo stato di gravità del sistema penitenziario e nessuno ci ascolta, sono anni che diciamo che continuano a diminuire le unità di Polizia e di contro aumentano i carceri, i padiglioni detentivi, ma soprattutto i detenuti. Mezzi e strumenti di lavoro sono inadeguati; gli ambienti detentivi, appena dopo l’inaugurazione, presentano gravi carenze strutturali; un sistema consacrato non tanto all’orientamento rieducativo della pena, quanto autoreferenziale rispetto al fatto che la pena “deve” rieducare per forza (anche chi magari non lo vuole); un sistema in cui si è pensato bene di aprire i detenuti lasciandoli circolare negli ambienti comuni senza nemmeno immaginare quali dovessero essere le nuove modalità operative da osservare.

Tutti si riempiono la bocca con la “sorveglianza dinamica” ma nessuno sa cos’è e come si deve declinare all’interno degli istituti penitenziari dove, paradossalmente, il personale lavora ancora sulla base di vecchie logiche e disposizioni di servizio inattuali; nessuno sa che spesso le attività burocratiche imposte distolgono l’attenzione del personale dalla sorveglianza dei detenuti.

Il bello è che gli indirizzi e le regole le dettano il capo del DAP e i dirigenti generali dell’amministrazione ma a risponderne è la Polizia Penitenziaria, troppo comodo così! Se le cose vanno bene tutti bravi a prendersi i meriti, ma quando invece vanno male allora le indagini si effettuano sulla Polizia Penitenziaria.

Ma chi indaga sulle responsabilità del capo DAP e dei dirigenti generali? Se il sistema è privato di migliaia di uomini e donne perché impiegati ovunque, se utilizzano impropriamente la legge 104 e altri istituti contrattuali e loro sono incapaci di farli rientrare in servizi operativi di chi è la responsabilità? La pianta organica prevedeva un organico di 45.000 unità, nel 2016 la legge Madia l’ha ridotto a 40.500 circa, oggi in servizio ce ne sono poco più di 33.000. Di queste 2.000 circa sono impiegate nei “palazzi del potere”; 1.200 circa presso la giustizia minorile; 1.500 circa nei provveditorati regionali, nelle scuole di formazione e nelle specializzazioni; 1.400 in altri compiti, servizi e sedi sconosciute e a queste bisogna sottrarne altre 2.000 circa impiegate in ufficio in sostituzione del personale amministrativo.

I numeri sono impietosi e sono lì a dimostrare tutta l’inefficienza di un’amministrazione penitenziaria alla sbando.

Tornando a Civitavecchia nessuno vuole sottrarsi dalle responsabilità e se qualcuno ha sbagliato, ribadisco, è giusto che ne risponda, ma per favore non si cerchi di spostare l’attenzione dal vero problema.

Il Ministro Orlando prenda atto del fallimento di questa amministrazione e con coraggio avvii le procedure per avvicendare i responsabili di questo sfascio, magari già a partire dal confronto convocato con loro domani.

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