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Urso, segretario generale: “oggi festeggiamo il bicentenario del Corpo di Polizia penitenziaria, fermi restando l’orgoglio e la soddisfazione per i lusinghieri risultati conseguiti in questi anni e in particolare in quelli in cui abbiamo affrontato stati di emergenza proclamati dal Governo senza alcun stanziamento straordinario, ritengo che sia giunto il momento di fare una seria riflessione sul sistema carcerario italiano”.         

La situazione è desolante sotto tanti, troppi punti di vista: gli eventi critici sono in costante e allarmante aumento, l’ultimo in ordine di tempo il suicidio di un detenuto avvenuto questa notte all’interno della casa circondariale di Monza, le strutture presentano gravi criticità e il personale di Polizia Penitenziaria continua a diminuire. “La vita all’interno degli istituti penitenziari assomiglia sempre più ad un fronte di guerra, il sistema vive tre grandi problemi che chi ci Governa ha il dovere di affrontare – sostiene il segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria – uno è quello della fatiscenza delle strutture, l’altro è quello del modello organizzativo attuato dall’amministrazione penitenziaria e l’ultimo, quello più importante, è costituito dalla insufficienza di organico”.

I tagli lineari alla spesa pubblica hanno impedito la manutenzione delle carceri. I litigi e gli episodi di violenza sono direttamente proporzionali all’insalubrità degli ambienti e alle difficoltà di intervento che la carenza d’organico determina.

Va proclamato un nuovo stato di emergenza – continua Urso -ma questa volta non per far fronte alle pressioni della comunità europea, ma per affrontare seriamente il problema in cui versa questo delicato settore dello Stato”.

Sui tagli, sugli eventi critici e sulle inefficienze del sistema abbiamo più volte detto e scritto, ragione per cui oggi vogliamo soffermarci sulla drammaticità dei numeri che caratterizzano la Polizia Penitenziaria.

 

La gestione del personale da parte dell’amministrazione penitenziaria versa in una condizione che deve essere rivista al più presto se non si vuole finire al collasso: su un organico di 45.121 unità all’interno degli istituti penitenziari ne sono previste 41.355, ma amministrate 34.998. Lo scandalo però sta nel fatto che in realtà quelle effettivamente presenti sono 32.718 e quindi ne mancano all’appello 12.4000 rispetto alla pianta organica e 6.100 rispetto ai 37.800 circa effettivamente arruolati oggi”.

Ma dove sono impiegate queste 6.100 unità che non lavorano in carcere? 2.000 circa nei c.d. palazzi del potere; 1.200 circa presso il dipartimento della giustizia minorile e di comunità; 1.500 circa nei provveditorati regionali, nelle scuole di formazione e nelle specializzazioni; 1.400 in altri compiti, servizi e sedi a noi sconosciute.

Ma non è ancora finita – chiosa Urso – perché alle 32.718 unità che lavorano all’interno delle carceri bisogna sottrarre anche 2.000 unità circa impiegate in mansioni d’ufficio in ausilio o in sostituzione del personale amministrativo e altre 600 circa verranno sottratte a breve perché il DAP ha deciso di togliere la gestione degli spacci ai privati per impiegarci il personale di Polizia penitenziaria”.

A conti fatti quindi le unità che prestano servizio nelle 190 circa carceri in Italia sono poco più di 26.000, mentre quelle utilizzate nei nuclei traduzioni e piantonamenti sono 4.266.

Dulcis in fundo la ciliegina sulla torta è costituita dalla “razionalizzazione” della c.d. Legge Madia che taglierà quasi 5.000 unità dalla originaria pianta organica (45.121) prevista nel 2013. Il paradosso è che mentre per le altre Forze di Polizia questo ha determinato il riassetto organizzativo, per noi invece avviene l’esatto contrario vale a dire diminuisce l’organico mentre si aprono nuovi istituti e padiglioni (Rovigo, Vicenza, Siracusa, Palermo Pagliarelli, Trapani, Catanzaro, Arghillà, Santa Maria Capua Vetere, Voghera, Pavia, Cremona, ecc …..) e presto se ne apriranno altri (Salerno, Milano Opera, Lecce ecc…)

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