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Roma, 07 Feb.  – “Dall’audizione presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, non arrivano risposte risolutive e non emerge alcuna progettualità in grado di risollevare le sorti del sistema penitenziario. Con il garbo che lo contraddistingue, il Capo del DAP non ha potuto far altro che ammettere, sostanzialmente, le deficienze senza indicare soluzioni credibili. Sovraffollamento, suicidi, strutture inadeguate e non a norma non possono essere affrontati con ampliamenti della capacità ricettiva proporzionalmente irrisori e sostanzialmente ininfluenti o delegando ad altri i compiti istituzionali, propri e prioritari, dell’Amministrazione penitenziaria”.

            Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

             “Nel corso dell’audizione, peraltro, abbiamo trovato anche singolare l’intervento dell’On. Simonetta Matone, oggi deputato e già Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, laddove ha sancito il fallimento della sorveglianza dinamica, di cui ella stessa è stata a suo tempo fautrice e di cui tutti si sono 'riempiti la bocca’, per dirla con una sua espressione. Questo dimostra come si dicano e si sostengano gli argomenti, in modi e con letture e narrazioni diverse, a seconda dello scranno che si occupa”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.

 

            “Ieri sera un altro detenuto ha tentato di togliersi la vita a Genova Marassi e ora lotta con la morte presso l’ospedale cittadino, dopo i 14 decessi per suicidio che già si contano dall’inizio dell’anno 2024, cui va aggiunto quello di un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria. Pensiamo peraltro che, sia dai banchi del governo sia da quelli dell’opposizione, sia ora di finirla con la retorica. Lo stato attuale delle carceri deriva da decenni di pressapochismo e malgoverno attribuibili, pressoché senza soluzione di continuità, a tutte le maggioranze parlamentari che si sono succedute. 12mila detenuti in più rispetto ai posti effettivamente disponibili, 18mila agenti del Corpo di polizia penitenziaria meno, disorganizzazione, deficienze sanitarie, strutture fatiscenti, carenze di strumentazioni e d’equipaggiamenti fanno sì che nelle carceri proliferino malaffare, violenze di ogni genere, risse e aggressioni agli operatori. Insomma, i penitenziari sono ormai l’esatto contrario di ciò che dovrebbero essere. E sia chiaro, non chiediamo né la cancellazione dei reati o delle pene né l’abrogazione del carcere, vorremmo solo che le pene e i posti di espiazione rispondessero al dettato costituzionale e che le prigioni fossero luoghi di legalità e giustizia utili alla società e persino all’economia e non discariche sociali nelle quali si buttano via pezzi d’umanità e, per giunta, risorse pubbliche. È indispensabile fermare la strage in atto e dare respiro al Corpo di polizia penitenziaria ormai stremato, oltre che nelle forze, anche nel morale e nell’orgoglio vedendo svilito il suo ruolo nella società e mortificato il proprio diuturno sacrificio. Servono subito un decreto carceri per affrontare l’emergenza e riforme strutturali”, conclude De Fazio.

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