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Roma, 27 dic.“A fronte di messaggi che paiono ricondurre all’impreparazione degli operatori del Corpo di polizia penitenziaria almeno parte delle conseguenze degli accadimenti che hanno interessato l’istituto penale per minorenni ‘Cesare Beccaria’ di Milano il pomeriggio di Natale, diciamo senza tema di smentita che è solo grazie a quel personale se i gravi eventi non hanno assunto proporzioni superiori”.  

 

         Così Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, torna a parlare dei gravi fatti di Natale al Cesare Beccaria di Milano.

         “Che il Corpo di polizia penitenziaria e, particolarmente, quello impiegato nell’ambito del trattamento dei detenuti minorenni e che solo in teoria dovrebbe essere altamente specializzato subisca deficit formativi e di aggiornamento professionale di proporzioni stratosferiche è innegabile. Ciò è dovuto ad anni di abbandono della politica ‘che conta’ e dei governi, al di là delle maggioranze parlamentari che li hanno di volta in volta composti, e che hanno considerato la formazione e l’aggiornamento professionale un costo e non un necessario investimento. Prova ne siano le scuole di formazione dismesse e cedute, al punto che oggi si è obbligati alla didattica a distanza per mancanza di posti nelle sedi d’istruzione. Così come politiche gestionali improvvisate e dettate dalla perenne emergenza hanno indotto ad accelerare il percorso formativo inziale, tagliando la durata della didattica, come peraltro sta avvenendo pure per i dirigenti penitenziari che dopo un solo anno di corso saranno a capo di carceri per adulti e minori”, spiega il Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

         “Ricondurre però evasioni e rivolte, o anche le sole conseguenze di esse, all’impreparazione degli operatori ci sembra azzardato e fuorviante, oltre che sbagliato, anche perché gli appartenenti alla Polizia penitenziaria dimostrano quotidianamente, loro malgrado, di supplire alle carenze formative e, sostanzialmente, all’abbandono delle istituzioni con l’abnegazione, l’acume e il tramando esperienziale che li contraddistingue. Nondimeno, ribadiamo che la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria deve passare anche per il ripensamento della struttura formativa e la ricollocazione numerica, geografica e qualitativa delle scuole”, conclude De Fazio.

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