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Da più di qualche mese, soprattutto presso la Direzione generale del personale e delle risorse del DAP, si ha la percezione che mentre si professano la trasparenza e le regole e si invitano anche le Organizzazioni Sindacali rappresentative a riunioni partecipative nelle quali verrebbero esplicitate le prassi adottate nella gestione della mobilità degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, con il dichiarato intento di ricavarne anche indicazioni utili alla stesura di eventuali protocolli condivisi, si continua ad operare con i soliti metodi ampiamente sperimentati in passato. Continuità con il passato, al contrario, caratterizzata da procedure e prassi non affatto intellegibili, spesso irriguardose e persino oltraggiose delle regole codificate e che se non clientelari danno tutta la sensazione di esserlo.

In altri termini, come nel più classico dei luoghi comuni, si ha il sospetto che si predichi bene per continuare a razzolare male.

Nel mentre è (sarebbe) in atto la discussione per la rimodulazione/revisione delle piante organiche, la determinazione di quelle extramoenia, la definizione della disciplina per il passaggio dal DAP al neo DGMC e (perché no?) viceversa, continuiamo ad assistere a provvedimenti emessi in sordina e ad personam per neanche tanto pochi “fortunati” che riescono ad ottenere il passaggio dal DAP al DGMC al difuori di qualsiasi percorso di regole di trasparenza e di informazione alle OO.SS.

Non solo, ma mentre non si riscontrano le note di questa O.S. in relazione alle contraddittorie procedure adottate dalla Direzione generale del personale e delle risorse del DAP concernenti la compilazione delle graduatorie per la mobilità ordinaria (cfr. problematica connessa al periodo minimo di permanenza in sede) si pubblicano in via definitiva le medesime graduatorie e contestualmente si bandisce il nuovo interpello ordinario richiamando formalmente il vigente PCD del 5 novembre 2012, ma derogando unilateralmente (rectius: violandolo) e illegittimamente ad esso.

L’interpello predetto, diramato con nota 0255579 del 27 luglio 2016, è stato difatti rivolto indistintamente agli operatori del DAP e del DGMC e, con esso, si sono messe a “concorso” indiscriminatamente le sedi degli istituti penitenziari per adulti e alcune sedi di istituti penali per minorenni in palese violazione proprio del citato PCD del 5 novembre 2012 (art. 3, comma 2: “Nella domanda il dipendente indica, in ordine di preferenza, il numero massimo di tre istituti penitenziari per adulti”).

Ciò, di fatto, da un lato determina l’estensione di un PCD concepito per regolamentare la “mobilità interna” al DAP (cfr. IX alinea del preambolo) al DGMC, dall’altro rende potenzialmente possibile un passaggio incontrollato (se non attraverso le insane pratiche che qui si contestano) dall’uno all’altro dipartimento, in barba anche alla specializzazione istituita con DM del 9 ottobre 2009.

Tutto ciò, si ribadisce, oltre ad apparire palesemente illegittimo e destinato a incagliarsi ad un qualsiasi vaglio in sede giurisdizionale, ingenera ulteriore smarrimento in ambienti, settori e rispetto a tematiche ancestralmente confusi e confusionari e pare – come sempre quando si opera al di fuori di regole definite – penalizzare tutti (tranne i pochi eletti di cui sopra).

Al DGMC, difatti, si attendono da anni regole che consentano di esperire con razionale regolarità procedure di mobilità ordinaria nell’ambito dello stesso dipartimento e ora i potenziali aspiranti al trasferimento, specializzati nel trattamento dei detenuti minorenni, rischiano di essere scavalcati  da non specializzati provenienti dal DAP senza peraltro giovarsi come questi ultimi, per esempio, del punteggio conferito per aver prestato servizio in sedi disagiate (non individuate per il DGMC).

Al DAP, essendo rimasto invariato il limite  massimo di tre sedi richiedibili per il trasferimento, si rischia di vanificare alcune delle opzioni eventualmente manifestate dagli interessati ai trasferimenti qualora dovessero ricadere su IIPPMM ai quali si dovesse assegnare prioritariamente personale specializzato.

Senza contare, naturalmente, le ripercussioni che si abbatterebbero sull’intero sistema se le procedure dovessero essere annullate in sede giurisdizionale.

Palesemente, quelli di cui sopra sono solo cenni non affatto esaustivi rispetto alle molteplici criticità che si continuano a registrare nel governo del personale e che non possono essere ulteriormente tollerate. Si invitano pertanto le SS.LL. a porre in essere ogni iniziativa di rispettiva competenza finalizzata all’immediato e doveroso ripristino del rispetto di elementari regole di trasparenza, imparzialità e buon andamento anche sospendendo le procedure in atto e convocando le Organizzazioni Sindacali rappresentative qualora vi fosse la reale e concreta volontà di procedere a un confronto chiarificatore e risolutore.

Nell’attesa d’indifferibile riscontro, molti cordiali saluti

 

Nostra nota 8306

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