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Comunicato Stampa 30 ottobre 29010

C.C. GENOVA MARASSI - Rissa alla 6^ sezione

Dichiarazione Stampa di Eugenio SARNO ( Segretario Generale UIL PA Penitenziari)

Questa mattina intorno alle 10.00 un detenuto marocchino, noto per le sue intemperanze, è stato oggetto di violenta aggressione da parte di una decina di detenuti di nazionalità italiana. L’episodio si è verificato al 2° Piano della 6^ sezione del carcere genovese di Marassi.

Il pronto intervento degli agenti penitenziari in servizio ha evitato peggiori conseguenze per l’incolumità del detenuto maghrebino.

Nonostante le botte ricevute e le lesioni riportate lo stesso ha trovato la forza di tentare di aggredire con una lametta il personale che lo stava portando, precauzionalmente,  in altra sezione . Per tali ragioni dopo essere stato sottoposto a visita medica il predetto detenuto è ora al Piano Terra della 6^ sezione, legato al letto di contenzione.

Nel tentativo di riportare l’ordine e la disciplina, inoltre, alcuni agenti penitenziari sono stati feriti e le loro condizioni fisiche sono al vaglio dei medici del pronto soccorso presso l’ospedale dove sono stati trasportati

Questa della promiscuità tra etnie è una delle tante criticità che il personale deve cercare, in splendida solitudine, di gestire.

A Marassi già più volte si sono registrati episodi di  violenza e risse tra detenuti di estrazione diversa.

Le difficoltà di linguaggio, le diverse culture e religioni, i diversi usi e costumi in un quadro di grave sovrappopolamento delle strutture penitenziarie alimentano le tensioni che sfociano in violenza.

Violenze che per l’esiguità degli organici e la scarsità delle risorse logistiche non possono essere ne prevenute ne gestite ne controllate.

Sia ben chiaro che i nostri penitenziari sono sempre più terra di nessuno. Praterie di conquista  dei violenti  e  dei boss che impongono regole e codici. D’altro è ben chiara l’impotenza degli agenti penitenziari chiamati a sorvegliare, da soli,  centinaia di detenuti. Agenti che non possono contare su alcuna arma o mezzo di difesa e debbono, quindi, affidarsi ai soli mezzi di cui possono disporre : buon senso, tolleranza, arguzia, intelligenza, professionalità.

Ma i 208 poliziotti penitenziari aggrediti e feriti dai detenuti , in questo 2010, certificano che a volte non bastano nemmeno tali doti.

Vogliamo solo auspicare che non sia necessaria una immane tragedia perché il pendolo emotivo,  che regola l’attenzione verso il carcere,  faccia accendere i riflettori sulle degradate, incivili, illegali condizioni della detenzione e sulle infamanti condizioni di lavoro.

 

Evidentemente non bastano i 25mila detenuti in più rispetto alle capacità ricettive,  le 6500 unità di pol.pen. vacanti,  i 57 suicidi, i circa 1000 tentati suicidi, i 5000 atti di autolesionismo grave, i 15 detenuti evasi, le 13 evasioni sventate (oltre ai già citati 200 agenti feriti)  perché la politica ed i politici volgano sguardo e l’ attenzione verso quelle discariche sociali, contenitori del disagio, che sono le nostre prigioni.

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