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Roma, 27 set.  “Rispetto alla propaganda del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che fa riferimento al varo di direttive per il sostegno psicologico agli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, non possiamo fare a meno di evidenziare che ancora una volta a Largo Luigi Daga (sede del DAP) invertono causa ed effetto e si cimentano in disposizioni che rischiano di svilire persino misure, quali il sostegno di natura psicologica agli operatori, che se incardinate in un piano strutturale di miglioramento delle condizioni di lavoro e del benessere organizzativo, potrebbero indubbiamente conseguire una loro efficacia”.

 

            Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

         “Discettare banalmente di sostegno psicologico risulta persino offensivo per 36mila donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che, abbandonati da anni di malgoverno e da una disorganizzazione ancestrale, assolvono al lavoro di 54mila unità, quante ne occorrerebbero secondo uno studio condotto dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”, spiega il Segretario della UILPA PP.

         “Non bastano, e chi lo pensa abdica di fatto al proprio ruolo, gli interventi a valle, le azioni di supporto psicologico agli operatori che subiscono quotidiane aggressioni fisiche e minacce verbali, oltre che la violenza indiretta ingenerata dall’attuale sistema carcerario che solo nei primi nove mesi dell’anno è stato teatro di 65 suicidi fra i detenuti, cui aggiungere quelli di 3 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, ma occorrono misure organizzative a monte che impediscano o, quantomeno, tendano a contenere gli eventi avversi e favoriscano migliori condizioni lavorative”, continua il sindacalista.

         “Singolare, poi, che nella circolare a firma del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Carlo Renoldi, si prescriva fra l’altro ai Provveditorati regionali di attivarsi a seguito delle notizie di eventi critici apprese, oltre che dagli organismi istituzionali, anche da fonti diverse, come quelle di stampa, quasi ad ammettere che alcuni (o molti) di quegli eventi potrebbero persino sfuggire alla rilevazione ufficiale. Noi diciamo che gli appartenenti alla Polizia penitenziaria e in generale il nostro Paese non meritano tutto questo e auspichiamo di poterci confrontare al più presto con un Governo e un Ministro della Giustizia che vogliano prendere a cuore, al di là delle ipocrite dichiarazioni di facciata cui abbiamo spesso assistito, i problemi dell’esecuzione penale e dell’apparato carcerario, producendo atti e investimenti utili a risollevarne le sorti e a evitarne il definitivo collasso”, conclude De Fazio.

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