Roma, 10 Lug. – “Il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, ha riferito in Commissione Giustizia al Senato che, per effetto del decreto-legge sulle carceri varato nella settimana scorsa dal Governo, ci saranno mille unità in più nella Polizia penitenziaria da sommare alle mille assunzioni già dettate dalla legge di bilancio per il 2023. In totale, per il Capo del DAP, duemila agenti oltre al turn-over. In merito, va però precisato che le assunzioni nella legge di bilancio (n. 197/2022) erano spalmate su quattro anni, 250 all’anno per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026, così come le mille ulteriori previste dal decreto-legge in esame si conseguiranno a scaglioni di 500 all’anno, non prima della fine del 2026. Ma ciò che rileva è che lo stesso Capo del DAP, solo il 15 aprile scorso, con una nota, ha chiesto iniziative legislative finalizzate a trattenere in servizio, seppur su base volontaria, gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria per due anni oltre il limite d’età ordinamentale, attese le difficoltà nel ‘recuperare il gap assunzionale connesso alle dilazioni degli iter concorsuali conseguenziali alla situazione pandemica’. Per di più, basta leggere la relazione tecnica al decreto-legge in esame per scoprire che quelle assunzioni aggiuntive dovranno essere utili alle accresciute esigenze di sorveglianza conseguenti all’aumento dei colloqui telefonici per i detenuti introdotto dallo stesso provvedimento. Come se non bastasse, sempre il Capo del DAP, in altra audizione, ha informato dell’apertura di nuovi padiglioni e spazi detentivi, entro il 2026, per 3.940 posti in più, che da soli richiederanno, alle attuali proporzioni di gran lunga sottostimate, almeno 2.246 agenti ulteriori. Cui bisognerà aggiungere quelli necessari per mettere in funzione i tre nuovi istituti penali per minorenni a Lecce, Santa Maria Capua Vetere e Rovigo”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Ma se non si volesse dare troppa retta alle nostre ricostruzioni, seppur oggettive e documentabili, basterebbe dare un’occhiata alla realtà dei numeri ufficiali al 31 gennaio degli anni 2022, 2023 e 2024 per constatare che gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria effettivamente in servizio erano, rispettivamente, 36.155, 36.101, 35.998 (erano 40.134 al 31 gennaio 2010). Dunque, in costante decremento nonostante gli accresciuti compiti e l’aumento esponenziale del numero dei detenuti”, spiega il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.
“La verità è che le carceri sono state abbandonate e il Corpo di polizia penitenziaria bistrattato, in maniera trasversale, da pressoché tutte le maggioranze parlamentari che si sono succedute almeno negli ultimi cinque lustri e che il Governo in carica ancora troppo poco di concreto sta facendo per risollevarne le sorti. Deleteria, poi, è la riduzione del corso di formazione degli agenti a soli 60 giorni effettivi allo scopo di accelerarne l’effettiva immissione in servizio. A cos’è utile immettere in servizio donne e uomini in divisa non adeguatamente formati e preparati alla complessità delle carceri, specie nell’attuale situazione emergenziale, se non a mandarli allo sbaraglio mettendo ancora di più a rischio la tenuta dell’intero sistema? Il Capo del DAP, anziché proporre l’allungamento dell’età pensionabile, si unisca a noi nel chiedere assunzioni adeguate al reale fabbisogno, quantificato dallo stesso DAP in almeno 18mila unità ulteriori sulla previsione di 51mila detenuti e non dei 61.500 attuali”, conclude De Fazio.