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La nota ripeilogativa inviata alle autorità politiche e amministrative - La UIL-PA Polizia penitenziaria ha promosso un’indagine sulle condizioni di stress lavoro-correlato tra gli operatori del Corpo. L’indagine è stata progettata e condotta con il supporto del Comitato tecnico-scientifico UIL – ITALUIL, dal prof. Fulvio d’Orsi, medico del lavoro e dal dott. Pietro Bussotti, psicologo del lavoro e dell’organizzazione, entrambi esperti della materia in quanto membri del gruppo tecnico INAIL-Regioni sullo stress lavoro-correlato (il prof. D’Orsi ne è stato il coordinatore).

Il progetto, avviato nel settembre 2016, è durato oltre un anno e si è articolato in tre focus group tenuti a Roma, Milano e Palermo, e in una rilevazione anonima e volontaria, mediante 3 diversi questionari, a cui hanno aderito oltre 600 lavoratori, in prevalenza agenti assistenti che operavano in casa circondariale.

La rilevazione ha evidenziato molte criticità legate all’organizzazione del lavoro: carico di lavoro eccessivo, orari prolungati e pause insufficienti; difficili rapporti interpersonali e scarso supporto da parte di dirigenti e colleghi In generale i lavoratori hanno poco controllo sulla gestione del proprio lavoro; scarsa chiarezza su ruolo, compiti e comportamenti da assumere nelle diverse situazioni operative. Più di un terzo dei partecipanti denuncia sintomi di depressione, ansia, alterazione delle capacità sociali e vari disturbi somatici.

L’obiettivo principale dell’indagine, tuttavia, non era quello di dimostrare “quanto” possa essere stressante il lavoro della Polizia penitenziaria, ma piuttosto analizzare in dettaglio il “perché” e il “come”.

Sotto questo profilo sono emerse carenze non solo per quanto riguarda il personale, le strutture, i mezzi e le attrezzature; ma anche per quanto riguarda la formazione ed il supporto della dirigenza, soprattutto di fronte ai problemi posti dai detenuti stranieri e dai detenuti psichiatrici. L’età media degli appartenenti al Corpo aumenta e   con essa lievita la stanchezza, il rischio di sbagliare e risultano molto pesanti condizioni lavorative prima sostenibili, come il turno di notte. Oltre la metà degli intervistati ha denunciato le criticità che sono derivate dalle misure organizzative messe in atto per adempiere alle prescrizioni della sentenza Torreggiani, in assenza di un piano complessivo di riordino del sistema carcerario e di potenziamento degli organici.

Sono molti i suggerimenti per possibili miglioramenti che sono venuti dagli operatori, soprattutto nelle discussioni dei focus group: da una migliore distribuzione delle risorse esistenti all’ottimizzazione delle procedure operative.  Unanime è la richiesta di programmi di formazione per mettere gli operatori in grado di affrontare le problematiche relative ai detenuti stranieri e psichiatrici. Altrettanto condivisa è la richiesta di formazione dei ruoli di vertice utile per superare le carenze di competenze tecniche e relazionali che sono state denunciate. Il contatto quotidiano con soggetti critici in condizioni di sofferenza e l’abilitazione all’uso delle armi rendono imprescindibile un supporto psicologico e controlli sanitari periodici.

Vi trasmettiamo quindi tutto il materiale relativo all’indagine e vi chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto per discutere i risultati della nostra rilevazione, proseguire e approfondire il progetto in maniera congiunta e discutere proposte migliorative concrete ed attuabili.

Nell’attesa, molti cordiali saluti.

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