Nota n. 10.531 - On. Sottosegretario, la sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2024, com’è noto, ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 18 della legge 26 luglio 1975, n. 354,  nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina, né, riguardo all’imputato, ragioni giudiziarie.

         Ancora più recentemente, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che legge per conoscenza, audito dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha dichiarato che sta per essere avviata una sperimentazione per consentire, appunto, che i colloqui dei detenuti possano effettuarsi senza controllo visivo e, dunque, possano essere dedicati all’espressione dell’affettività, ivi compresa la sessualità.

         Inoltre, sia il Ministro della Giustizia sia lo stesso Capo del DAP hanno annunciato, seppur in diverse forme, una sorta di quasi “liberalizzazione” ufficiale – atteso che quella non ufficiale sta nei fatti, visto il numero di telefoni cellulari introdotti in carcere, – dei colloqui telefonici.

         Considerate le ripercussioni che inevitabilmente si abbatteranno da tutto ciò sul carico di lavoro della Polizia penitenziaria, già oberata oltre ogni limite umanamente sopportabile e sottodimensionata di 18mila unità nell’organico, si chiede alla S.V. di voler aprire un confronto su dette materie integrando a tal proposito l’ordine del giorno della riunione già convocata per il giorno 27 p.v.

         In alternativa, si chiede di voler fissare allo scopo un ulteriore incontro per la prima data utile.

         Nell’attesa di un cortese cenno di riscontro, cordiali saluti.