Comunicato stampa - ROMA 08/01/2021 – “Abbiamo appreso di nove misure cautelari chieste e ottenute dalla Procura della Repubblica di Firenze nei confronti di altrettanti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere di Sollicciano, per presunte violenze e torture in danno di detenuti, nonché per aver tentato di inquinare le indagini. Tre gli operatori della Polizia penitenziaria agli arresti domiciliari, mentre per gli altri il GIP avrebbe disposto l'interdizione dai pubblici uffici per un anno e l'obbligo di dimora nel comune di residenza. Un altro appartenente al Corpo risulterebbe indagato”. “Tutto questo – commenta Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – vanifica il diuturno sacrificio e infanga la straordinaria professionalità di 38.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente non solo assicurano la sicurezza nelle carceri del Paese, ma costituiscono anche l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da sovraffollamento, sofferenze e abbandono della politica”.
Poi, De Fazio spiega: “Sia chiaro, chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito e per questo chiediamo alla magistratura, presso cui riponiamo incondizionata fiducia, di fare chiarezza nei tempi più rapidi possibili, ma se le indagini per il reato di tortura iniziano a essere diverse in tutto il Paese, probabilmente, c’è qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e che è da correggere. Insomma, pur essendo convinti che la stragrande maggioranza degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria coinvolti riuscirà a dimostrare la propria innocenza, appare evidente che vi sia un problema di sistema: o il reato di tortura è costruito male nel nostro codice penale o significa che l’organizzazione complessiva dei penitenziari non regge; in tal ultima ipotesi, non si può evidentemente pensare solo alla repressione, ma bisogna prevenire le degenerazioni mettendo in sicurezza le carceri, chi vi è ristretto e chi vi lavora, sotto ogni profilo”.
“In verità, noi reputiamo che ricorrano entrambe le cose: il reato di tortura è costruito male e l’organizzazione carceraria è pessima, come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso DAP conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni fisiche, due al giorno quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria. Allora – conclude il leader della UILPA PP – rivolgiamo un ennesimo appello al Ministro della Giustizia Bonafede affinché si apra immediatamente un tavolo di confronto permanente per discutere di modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma verso la quale sembra si sia inaugurato un nuovo sport nazionale fatto di denunce!”