Comunicato stampa - ROMA, 14 gennaio 2020 – “Nelle polveriere (in ogni accezione) dimenticate delle carceri, ormai, per la Polizia penitenziaria e gli operatori che rappresentano lo Stato diviene un percorso di guerra anche il disimpegno delle attività quotidiane necessarie a garantire la sicurezza e l’ordine, quale presupposto indispensabile per conferire alla pena i crismi di cui all’art. 27 della Carta costituzionale”.
È quanto dichiara Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria, nel dare notizia di disordini all’interno del penitenziario di Genova Marassi. De Fazio spiega: “stamattina, sol perché la Polizia penitenziaria ‘si è permessa’ di procedere a una perquisizione ordinaria, dunque prevista dal regolamento interno come di routine, in due camere detentive, dove peraltro è stato rinvenuto un carica batterie per telefoni cellulari (oggetto di cui non è consentito il possesso), gli undici detenuti che le occupavano hanno inscenato una violenta protesta lanciando fornelletti del gas e altri oggetti all’indirizzo degli agenti. Solo verso le ore 12.00, grazie alla professionalità degli uomini della Polizia penitenziaria intervenuti, la situazione è stata ricondotta alla normalità, questa volta, senza particolari conseguenze per operatori e detenuti”.
“E’ di ogni evidenza, tuttavia, – incalza il sindacalista – che il ministro Bonafede e il governo tutto non possano continuare a far finta di nulla. Mentre si blocca la prescrizione e si inaspriscono le pene per alcuni reati non si può continuare a bypassare il problema carceri, con il sovraffollamento che continua a lievitare di mese in mese e, soprattutto, un sistema gestionale, c.d. a custodia aperta, che non garantisce la sicurezza e rende di fatto invivibili le carceri per gli stessi reclusi”.
“Per quanto ufficialmente riferito dal Capo del DAP Basentini anche nel corso dell’audizione in commissione parlamentare antimafia resa il 6 giugno 2019 – afferma ancora il leader della UILPA Polizia Penitenziaria –, la riorganizzazione dei circuiti detentivi e dei sistemi custodiali sarebbe pronta e allo studio degli uffici ministeriali da prima dell’estate scorsa; allora viene da pensare che pure su una materia delicata come quella delle carceri nel governo possano vigere i veti incrociati rispetto ai quali per qualcuno è meglio non decidere. Ma di certo, fra continue aggressioni al personale, disordini e, per non farsi mancare nulla, non rarissime evasioni, è a rischio la tenuta dell’intero sistema”.
“Allora – conclude De Fazio –, Bonafede e il governo diano un segno tangibile della loro attenzione al problema, altrimenti non ci potremo esimere dall’avviare ogni forma di mobilitazione utile a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica”.