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In data 13/12/2017, una delegazione della UIL PA Polizia Penitenziaria, ha effettuato una visita all’interno dell’istituto Pratese per verificare lo stato dei luoghi e degli ambienti di lavoro del personale, non prima però di incontrare in assemblea la Polizia Penitenziaria.
(qui l'assemblea - qui il reportage fotografico nel carcere - qui la relazione inviata ai vertici del DAP)

A darne notizia è il segretario generale Angelo Urso il quale aggiunge:durante l’assemblea sono emerse preoccupazioni circa le ripercussioni che i tagli operati di recente sulla pianta organica dell’istituto avranno sulle loro già precarie condizioni di lavoro, tanto più che l’attuale organico di Prato lo si può definire virtuale per effetto di 43 distacchi fuori istituto a fronte di 3 in entrata, praticamente su 308 unità in forza ne sono presenti 268 con la presenza di 590 detenuti. Non sono mancate, inoltre, discussioni vivaci rispetto al fatto che il recente riordino delle carriere non ha rispettato le promesse del Governo e il rinnovo del contratto di lavoro dopo 8 anni non trova ancora soluzione. Altre lamentele hanno riguardato la sospensione, da mesi, dei lavori di ristrutturazione, imbiancatura e sistemazione degli alloggi in caserma”.

Quello della scarsa attenzione degli ultimi Governi del Paese nei confronti degli uomini e delle donne che indossano l’uniforme, in verità, ha subito una piccola inversione di tendenza e questo va riconosciuto al Ministro della Giustizia e all’attuale Governo, tuttavia siamo ancora lontani dal dire che si possano considerare minimamente soddisfatti.

Anni di blocchi economici e tagli lineari – continua Urso – non si possono cancellare e non basta la restituzione di una infinitesimale parte di essi per sentirsi appagati. Sia chiaro che non è soltanto una questione stipendiale ma, anzi, soprattutto di mezzi e strumenti di lavoro che consentano di rimanere al passo di una “criminalità” che, invece, ha risorse infinite”.

 

All’interno dell’istituto sono stati visitati i diversi reparti detentivi, di alta e media sicurezza, i collaboratori, la sala operativa e il muro di cinta, realizzando anche un reportage fotografico che troverete da domani mattina pubblicato sul nostro sito internet al seguente indirizzo: www.polpenuil.it

Nonostante le predette difficoltà che alimentano un preoccupante disagio lavorativocontinua il leader della UIL polpen - il personale all’interno del carcere garantisce un apprezzabile attività e gli ambienti, malgrado il passare degli anni, presentano buone condizioni di salubrità. Certo una maggiore disponibilità di risorse economiche siamo certi consentirebbe anche l’ammodernamento degli arredi e forse anche di strumenti informatici in sostituzione dei numerosi registri cartacei che ancora oggi sono compilati a mano. Buono anche il clima che si respira e che si è chiaramente percepito tra il personale e i vertici della Polizia Penitenziaria che ci accompagnavano nella visita, a dimostrazione che a volte, anche nelle difficoltà, l’attenzione nei rapporti di relazione contribuisce a sentire meno distante l’amministrazione”.

Un aspetto negativo – prosegue il sindacalista - è senza dubbio costituito dai numerosi rifiuti presenti nelle zone sottostanti il reparto di media sicurezza, gettati dai detenuti dalle loro celle, che deturpano e inquinano pericolosamente l’ambiente esterno data anche la inquietante presenza di topi provenienti dal sottosuolo. Ad alimentare i disagi contribuiscono pure i numerosi piccioni che si posano nella zona e gli escrementi che, evidentemente, lasciano sul posto. Situazione, tuttavia, che a dire del Direttore troverà presto soluzione mediante interventi già appaltati”.

Nella prosecuzione del giro abbiamo potuto apprezzare la sala operativa non senza rilevare quanto possa essere complicato garantire efficacia ed efficienza da parte di una sola unità chiamata ad assicurare molteplici incombenze che per evidenti ragioni di sicurezza non possono essere riferite.

Sul muro di cinta – chiosa Urso - abbiamo rilevato una precaria situazione strutturale, che ad onor del vero si registra anche in diversi altri punti della parte esterna degli edifici, laddove la corrosione del cemento ha già fatto emergere i ferri allora utilizzati per “l’armatura” dei cementi, l’auspicio è quindi quello che si intervenga prima che le conseguenze diventino poi difficili ed onerose. Le numerose pozzanghere presenti sul camminamento consiglierebbero l’installazione di piastrelle galleggianti (economiche e facili da posare) le quali eviterebbero in questo periodo di freddo che l’acqua si trasformi in allarmanti e scivolosi strati di ghiaccio, tanto più che le luci che dovrebbero illuminare il camminamento nelle ore di buio non funzionano. Durante il giro, tra l’altro, abbiamo potuto, in questo caso disprezzare, una zona che definiamo una vera e propria discarica a cielo aperto dove sono accatastati numerosi materiali dichiarati o da dichiarare fuori uso che non possono essere smaltiti per l’assenza dei fondi necessari”.

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