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Roma, 09 Gen.  – “23 anni, romeno, arrestato ai primi di dicembre scorso per rapina e altri reati contro il patrimonio, si è impiccato ieri sera verso le 22.00 nel bagno della sua cella al secondo piano della seconda sezione del carcere romano di Regina Coeli. Sono così già cinque i detenuti, più un operatore, che nei primi 8 giorni dell’anno si sono tolti la vita. La carneficina a cui, nostro malgrado, abbiamo assistito nel 2024, anno in cui è stata raggiunta la cifra record di 89 reclusi e 7 agenti suicidatisi, continua irrefrenabile, vista anche la sostanziale inerzia del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni”.

          Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

          “Sono 1.060 i detenuti letteralmente ammassati a Regina Coeli a fronte di 566 posti disponibili, mentre appena 340 sono gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria assegnati, quando ne sarebbero necessari almeno 709 e senza tener conto del sovraffollamento. Una situazione che è da tempo ingovernabile e che meriterebbe interventi celeri e concreti da parte dell’esecutivo. Del resto, a livello nazionale, con oltre 62.000 detenuti presenti a fronte di 46.679 posti, il sovraffollamento è ormai prossimo a raggiungere, superandola, quota 16mila. Per converso, gli organici del Corpo di polizia penitenziaria continuano a depauperarsi anno per anno, mancando al fabbisogno più di 18mila agenti. È palese che in queste condizioni non si possa neanche pensare a concreti processi organizzativi, ma ci si rabbatti giorno per giorno mirando alla ‘sopravvivenza’, senza peraltro riuscire sempre a salvaguardala, come in questi casi. Parlare di art. 27 della Costituzione e di rieducazione è esercizio di mera retorica”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.

 

         “Servono subito misure deflattive della densità detentiva, vanno compiutamente potenziati gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali, è necessario assicurare l’assistenza sanitaria e vanno avviate riforme complessive dell’esecuzione penale. Il 2025 è cominciato malissimo”, conclude De Fazio.

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