Egr. Signor Direttore,
ci pervengono molteplici segnalazioni in merito a forti disagi che le scorte dei nuclei campani stanno avendo quando operano scalo a Roma. I detenuti portano a seguito, quasi sempre, bagagli che anche se rientranti nel canonico peso trasportabile, cosa tra l’altro non controllabile perché preparati dagli uffici pacchetto il giorno prima, non sono ne a norma, in quanto non sono i sacchi di juta che dovrebbe fornire l’amministrazione, ne maneggevoli, in quanto sono borse e borsoni di tutti i tipi e forme, anche quelle nere usate per i rifiuti.
Le Direzioni premono affinché non vengano lasciati bagagli in Istituto, non solo per il riconosciuto bisogno del detenuto ma soprattutto per i costi di spedizione, dato che non ci sono soldi e, dato anche che, alle quattro del mattino non si può intraprendere una discussione con i detenuti, i quali non vogliono sentir ragioni di partire senza bagagli, diatriba che poi sfocerebbe in stati di agitazione dei partenti che non permetterebbe poi loro di volare, con tutti gli annessi e connessi disagi che deriverebbero. A tutto cio, in modo silente e fattivo, si ovviava con una prassi atipica, “tipica nel nostro ordinamento”, funzionale per detenuti e amministrazione, ovvero, si trasportava, con certo buon senso e nei limiti del possibile, i bagagli fino all’aereo imbarcandoli poi nella stiva. Tutto ciò fino a quando, l’ufficio centrale della sicurezza e delle traduzioni, con nota del 30.07.15, e relativo richiamo con nota del 02.11.2015, indirizzata a tutti i provveditorati, non solo ha richiamato l’esatto adempimento della vigente normativa, ha stabilito inoltre che il bagaglio, quindi termine singolare che significa uno, è da trasportare in cappelliera come bagaglio a mano unitamente al fascicolo, pertanto si intende che il bagaglio deve anche avere dimensioni ridotte, tipo piccolo trolley. A tutto questo si sono uniformati anche gli assistenti di rampa, ovvero coloro che sono i responsabili di tutto cio che accade sotto l’aereo prima del decollo, compreso l’imbarco dei bagagli, i quali riferiscono che assolutamente non possono essere accettati in stiva bagagli senza etichetta d’imbarco, quella che attaccano alle valige al check in per intenderci, modus operandi che oltre a Roma si estende anche in altri aeroporti.
Insomma di mezzo, e chi ne fa le spese, sempre i poliziotti penitenziari.
Per quanto sopra, onde evitare spiacevoli inconvenienti al personale di Polizia Penitenziaria, ai detenuti e inevitabilmente alle Direzioni, si prega di dare opportune, tassative, direttive agli Istituti affinché, nell’approntamento dei traducendi, vengano rispettate le regole richiamate dal modello organizzativo traduzioni e piantonamenti nonché le anzi richiamate direttive dei superiori uffici.