Pubblicato sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia un interessante Studio condotto dalla Facoltà di Scienze Politiche Roberto Ruffilli dell’Università di Bologna intitolato Fattori di stress e benessere organizzativo negli operatori di polizia penitenziaria (formato PDF).
Lo studio, condotto su 188 operatori penitenziari di quattro diversi istituti in Piemonte (73,4% uomini e 17,6% donne con età media 38anni), ha avuto come obiettivo lo studio del buyout e benessere psicologico di questa categoria di lavoratori.
Gli operatori di polizia rappresentano una categoria di lavoratori particolarmente esposta a rischi anche di natura psicologica, vista anche l’ulteriore incombenza che ad essi compete, oltre a garantire, infatti, la sicurezza all’interno dell’Istituto, gli operatori devono anche contribuire e partecipare al trattamento rieducativo dei detenuti.
La Ricerca ha evidenziato come siano essenzialmente due le tipologie di stressor presenti sul luogo di lavoro: stressor dovuti alle mansioni (incidenti, disastri e scontri violenti e stressor dovuti all’aspetto organizzativo.
I risultati dello Studio sono accompagnati anche da utili tabelle di riferimento quali:
- Correlazione tra variabili demografiche e lavorative;
- Medie e deviazioni standard delle risposte date alle affermazioni circa gli stressor organizzativi;
- Grado di esposizione agli eventi critici di servizio;
- Correlazione (coefficiente di Tau di Kendall) tra frequenza di esposizione a eventi critic.
In breve, secondo quanto evidenziato dallo Studio “L’esaurimento emotivo è associato all’esposizione a situazioni emotivamente pesanti, ai richiami ingiusti da parte dei superiori, allo scarso sostegno da parte dei superiori al conflitto casa-lavoro, al lavoro in orario straordinario, all’esposizione a offese, minacce e gesti di autolesionismo da parte di detenuti.”