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            In data 22 giugno u.s., una delegazione della UIL PA Polizia Penitenziaria, presieduta dallo scrivente, ha avuto modo di effettuare una visita presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio, ai sensi dell’art. 5 comma 6 dell’AQN, al fine di verificare lo stato dei luoghi e le condizioni di lavoro del personale.

            L’impatto con la struttura, ben nota alla scrivente O.S. in quanto più volte visitata, in generale è stato positivo. Gli spazi e i luoghi di luoghi di lavoro sono salubri e con discreta vivibilità. Non mancano le criticità, peraltro già segnalate in occasione dell’ultimo sopralluogo effettuato nel mese di maggio 2016.

            Nello specifico, nel reparto transito un forte odore proveniente dagli scarichi fognari, rende l’aria dell’ambiente irrespirabile ed il personale ivi impiegato è costretto ad allontanarsi periodicamente dalla postazione, per evitare almeno per qualche attimo quell’odore nauseabondo.

 

            I box dei cortili passeggi restano privi di climatizzazione e, soprattutto nell’attuale stagione, il personale vive una condizione di lavoro decisamente avversa, i box si trasformano in veri e propri forni, in cui certamente non si può parlare di standard di microclima previsto dalle norme in materia di salute e sicurezza.

            Il box rotonda continua ad avere un carico di lavoro eccessivo. Ed anche l’installazione dei monitor di controllo di alcuni ambienti detentivi, troppo vicina all’Agente operante, rendono difficile la vigilanza che quest’ultimo è chiamato a svolgere.

            Il box degli agenti di servizio nelle sezioni 2ˆe 4ˆ, risulta essere angusto e poco areato, tant’è che il personale trova giovamento solo attraverso un ventilatore di fortuna posto in modo posticcio sulla consolle di lavoro. Anche in questo caso, non si ravvisano le condizioni standard di microclima. Le modalità di espletamento del servizio sono l’esatto contrario di quello che non dovrebbero essere: detenuti aperti e liberi di andare da una sezione all’altra del piano e personale di Polizia penitenziaria chiuso in sezione con loro, con l’aggravante che qualora succeda qualcosa prima che si recuperano le chiavi per aprire il cancello di accesso alla sezione passa come minimo un ora.

            Non bastasse questo, se negli altri piani le disposizioni di servizio sono arcaiche i spesso inattuabili, in queste due sezioni non esistono nemmeno in quanto il dirigente dell’istituto da quando è stato aperto il piano non ha ancora trovato tempo e modo di scriverle.

            La caratteristica principale dell’istituto è rappresentata dalle numerose infiltrazioni riscontrate: negli atrii delle sezioni, nei corridoi delle stesse, nonchè nella sezione T.A. ed in alcuni uffici. Una condizione di umidità chiaramente patita costantemente dal personale.

            Altro particolare rilevato è l’arretratezza di alcuni metodi di lavoro: il personale delle portinerie, nonostante la tecnologia dell’epoca e la dotazione di appositi Personal Computer, è ancora costretto ad utilizzare registri, carte e appunti per annotare i movimenti di entrata / uscita dall’istituto, sia del personale che dei mezzi. Una situazione che vede Busto Arsizio in netto sfavore rispetto a molti altri istituti, anche della stessa regione.

            L’occasione è stata propizia, prima per incontrare il Dirigente dell’Istituto, poi per tenere un’assemblea con il personale.

            Al Direttore sono state ribadite le diverse, annose e paradossali, situazioni che in questi mesi si sono registrate nell’ambito della gestione dell’Istituto, più volte definita autoritaria e autoreferenziale, elementi che oltre a generare un clima di estremo malessere tra il personale di Polizia Penitenziaria, come noto, hanno indotto la scrivente O.S. a promuovere azioni conflittuali. Tutte questioni che, nel rispetto dei livelli di interlocuzione, la scrivente Organizzazione aveva segnalato al Dirigente, senza tuttavia destare attenzione concreta.

            Materie come mobilità del personale, mancato rispetto dei livelli di gerarchia e dell’anzianità di servizio, stravolgimento dei criteri concordati in materia di interpelli e mancato rispetto dell’accordo decentrato sono tutti argomenti pendenti avanti la Commissione Arbitrale Regionale.

            Marcatamente si è cercato di sottolineare come l’Istituto viva pericolose ingerenze da parte di soggetti, capaci nel corso del tempo, di sovvertire la logica e la gerarchia e soverchiare norme e regolamenti, il tutto evidentemente con qualche complicità che certo non mira al benessere collettivo ed alla funzionalità dell’istituto.

            Non può sfuggire come, per moltissime delle questioni prospettate, il Dirigente sia sembrato quasi ignaro.

L’assemblea con il personale ha sostanzialmente confermato un clima di insofferenza, incertezza e frustrazione che deriva proprio da tutti i problemi rappresentati in passato, ma anche in questo documento.

            Premesso quanto sopra ritengo sia urgente la necessità di realizzare adeguati interventi nei confronti del dirigente dell’istituto affinché si realizzi il rispetto delle regole, degli accordi, delle gerarchie e di quella anzianità di servizio che in altre realtà è considerata patrimonio di esperienza e conoscenza, mentre a Busto Arsizio è invece valutata alla stregua di qualcosa da rottamare.

            Nell’attesa di cortese urgente riscontro porgo distinti saluti. F.to: Il Segretario Generale Angelo Urso

Nota 8537

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