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In data 3 maggio u.s., unitamente ad una delegazione della UIL PA Polizia Penitenziaria, ho avuto modo di far visita alla Casa Circondariale di Busto Arsizio, ai sensi dell’art. 5 comma 6 dell’ANQ, al fine di verificare lo stato dei luoghi e le condizioni di lavoro del personale, durante la quale sono state acquisite anche immagini fotografiche, a seguito di apposita autorizzazione rilasciata dal DAP (GDAP 144914 del 28.04.2016).
La struttura si trova in zona periferica della città di Busto Arsizio, comodamente raggiungibile e ben servita dai mezzi pubblici. Anche gli spazi di parcheggio e antistanti appaiono sufficienti e rispondenti alle esigenze del personale e di coloro che visitano l’istituto a vario titolo.
La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata dal Comandante del Reparto, incaricato dal Direttore dell’Istituto.
L’impatto è stato certamente positivo. Eccetto qualche eccezione, i luoghi e gli ambienti di lavoro sono curati, ben tenuti e rispettano gli standard di igiene e salubrità.
Sono pochi, infatti, gli interventi che appaiono necessari. Questioni che in seguito cercheremo di rappresentare al meglio.
L’impianto elettrico del box agenti della porta carraia presenta troppi fili scoperti che andrebbero adeguatamente assemblati.
La postazione di vigilanza della sezione isolamento/transito evidenzia un’inopportuna, quanto pericolosa, installazione di monitor per il video-controllo. I monitor di circa 42 pollici sono fissati ad appena 30 cm dagli occhi dell’agente operante. Una posizione che limita il controllo perché fisicamente impossibile. Oltretutto, tali monitor sono visibili anche a chi passa davanti il box (detenuti compresi).
Il box di smistamento presenta un carico di lavoro eccessivo e il personale ivi in servizio ha troppi monitor da controllare e mal posizionati, tale da rendere impossibile il lavoro di vigilanza.
I box per vigilanza cortili passeggio forse rappresentano l’aspetto peggiore dell’istituto: sono dei frigoriferi nelle stagioni invernali e diventano dei veri e propri forni durante l’estate. Sembra che gli attuali climatizzatori installati non siano all’altezza di scongiurare il problema e mantenere il microclima all’interno degli standard previsti.
L’altro aspetto motivo di critica è quello del buio di alcuni ambienti, seppur importanti e di continuo transito. Le scale di accesso alla cucina e lavanderia sono caratterizzate dall’assenza di luce, così come buona parte della sezione riabilitazione e infermeria. Non si sa se per problemi all’impianto luce o per la banale mancata sostituzione dei corpi illuminanti.
I fenomeni di infiltrazione sono piuttosto diffusi e si registrano più accentuati presso la 1^ e la 3^ sezione, nel passaggio carraio, nel corridoio di accesso ai cortili passeggi e in qualche box agenti di sezione. In qualche caso la pioggia battente provoca anche pericolosi allagamenti.
Anche la cucina detenuti presenta delle carenze. Mancano pezzi di pavimentazione e non si ha notizia di possibili interventi.
Poche criticità che, in effetti, potrebbero essere risolte in economia e con un minimo di volontà. Infatti, tante delle questioni appena prospettate sono state motivo di interventi sindacali o segnalazioni del personale che tuttavia non hanno mai trovato attenzione o riscontro concreto.
Da contraltare fanno l’area di ingresso, quella degli uffici, ottimi per tenuta igienico-strutturale, e la cioccolateria, che rappresenta il “fiore all’occhiello” del trattamento e dell’ “industrializzazione in carcere”.
Come già accennato, quello che sembra estinguersi presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio, sono le relazioni sindacali: la corrispondenza non viene riscontrata, l’organizzazione del lavoro non è sottoposta all’esame con le OO.SS., non si sottoscrivono accordi e, con due anni di ritardo, non è stato ancora definito l’Accordo Decentrato, nonostante gli inviti del PRAP e le diverse indicazioni dipartimentali.
Tutto ciò, ovviamente, si riverbera sulle condizioni di lavoro del personale e sugli aspetti motivazionali di chi non ha quelle certezze che dovrebbe avere.
Sperequazioni sui turni di servizio, distribuzione illogica degli incarichi, demansionamento dei ruoli ecc.ecc.. Anche in questo caso, tutte criticità che la UIL, in un’ottica costruttiva, ha più volte rappresentato, senza però trovare mai la giusta considerazione.
Riteniamo insomma che il reparto di Busto Arsizio potrebbe essere davvero un’“isola felice”. Solo se il Dirigente avesse voglia di “cambiare rotta”. Questo è il nostro auspicio ovviamente.
L’istituto non presenta grossi problemi strutturali, il personale appare affiatato e mostra professionalità e grande di abnegazione. E quei pochi problemi rilevati sono di facile soluzione.
E’ evidente che l’auspicio riguarda anche il Provveditorato Regionale che, in questi mesi purtroppo, ha fatto solo da spettatore su tutte le questioni segnalate.
Non è più rinviabile quindi un segnale di discontinuità, che consenta di mettere mano sul serio alle relazioni sindacali e di aprire un confronto serrato sulla complessiva organizzazione del lavoro.
Nella speranza di avere sufficientemente illustrato la situazione, onde consentire alle SS.LL. eventuali interventi di competenza, si ringrazia per l’attenzione e si resta in attesa di conoscere le determinazioni assunte.
Cordiali saluti Il Segretario Regionale Gian Luigi MADONIA

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