Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo intervenire sull’annoso, quanto odioso, problema della dotazione di vestiario al personale di Polizia Penitenziaria. Più volte, infatti, a tutti i livelli, la UIL ha agito su un argomento che sì interessa il personale, ma che in realtà dovrebbe essere una priorità per la stessa Amministrazione in quanto anche dall’immagine che ne consegue trae origine la considerazione e l’apprezzamento dell’opinione pubblica nei nostri confronti.
Il dato inconfutabile alla data odierna e che, nonostante le numerose segnalazioni e le interlocutorie risposte intervenute dai diversi livelli dell’Amministrazione, nulla è cambiato e nulla cambia! Anzi a dire il vero, tutto appare peggiorato.
Se da un lato era comprensibile una qualche incertezza nella fase di rodaggio rispetto al nuovo sistema informatico ed un periodo di precarietà legato alle forniture, non può certo essere tollerato che a distanza di due anni la situazione sia ancora tanto indeterminata.
Noi francamente non riusciamo a trovare nessuna giustificazione, se non quella che la situazione sia chiaramente connotata da superficialità e disinteresse, se non addirittura da incompetenza.
I Provveditorati Regionali avrebbero dovuto evadere le richieste degli Istituti, ma poco o nulla è stato fatto, in quanto i magazzini regionali non sono provvisti di corredo utile a soddisfare il fabbisogno.
Un esempio per tutti quello che nei mesi più freddi il personale è costretto ad indossare l’uniforme operativa estiva, tra l’altro nemmeno consegnata a tutti e nelle quantità previste, e nel frattempo sembra sia stato emanato un bando di gara per la fornitura di sottotute termiche. È questa la soluzione che qualcuno ritiene di adottare in alternativa all’uniforme invernale e/o omnistagionale la cui ultima fornitura risale al 2008, cioè dieci anni fa?
Le risposte non competono certo a noi ma seppure formalmente eluse, purtroppo, queste giungono ogni giorno dallo stato in cui versano le uniformi che indossa il personale di Polizia Penitenziaria. Ciò che si vede negli Istituti, nei Tribunali, presso i luoghi esterni di cura durante l’espletamento del servizio oseremmo dire che, dal punto di vista dell’omogenea uniformità, è vergognoso.
A pensare male si fa peccato ma qualche volta il dubbio che queste situazioni siano studiate ad arte per danneggiare l’immagine del Corpo e, di conseguenza, delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica viene.
Il personale, al fine di dare senso e decoro alla propria uniforme, spesso è costretto a provvedere di tasca propria, acquistando effetti di vestiario compatibili, tra l’altro rischiando anche che qualcuno proceda disciplinarmente nei loro confronti proprio per specifica fattispecie prevista nel D.Lgs. 449/92.
Insomma, oltre il danno di essere costretti ad andare in giro “rattoppati”, la beffa, di rischiare un procedimento disciplinare.
Per quanto sopra, si chiede di rendere noti quali concreti urgenti interventi si intende adottare al fine di realizzare una soluzione al problema, perché poi non bisogna stupirsi se da un momento all’altro il personale si presenta in servizio con abiti civili.
Dal canto nostro sollecitiamo, al di fuori della specifica commissione, la convocazione di una riunione specifica al fine di valutare gli indirizzi forniti dall’Amministrazione, le procedure di assegnazione degli appalti e verificare la congruità di prezzi e qualità.
Tanto più che dai “rumors” penitenziari giungono notizie di laboratori di sartoria in cui sono impiegati i detenuti, avviati a tal proposito all’interno degli istituti penitenziari senza che per questo si sia sentito il bisogno di partecipare quali sono gli obiettivi da raggiungere.
In attesa di cortese urgente riscontro, porgo cordiali saluti. F.to: Il Segretario Generale Angelo Urso