Nota n°8298 dell'1.8.16 al Ministro della Giustizia e p.c. al Capo Dipartimento A.P. - Regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli Uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche (DPCM 15 giugno 2015, n. 84).
Il DPCM di cui in oggetto e i successivi decreti ministeriali di attuazione, anche in una logica di efficientamento, razionalizzazione e riduzione della spesa, hanno com’è noto ridisegnato la geografia penitenziaria ridefinendo pure l’organizzazione e le competenze delle Direzioni Generali centrali e territoriali del DAP.
Tuttavia, si ha netta la percezione che presso il predetto DAP si vada affermando un’interpretazione dei predetti non solo contraria ai principi ispiratori del processo riformatore, ma tale anche da svilire e vanificare il sacrificio gestionale, organizzativo e operativo comunque richiesto ad ogni attore con pesanti ripercussioni, soprattutto, sul Corpo di polizia penitenziaria decimato negli organici e stremato nelle forze e nel morale.
Sia al centro, con la soppressione e la riorganizzazione delle Direzioni Generali, sia in periferia, con la cancellazione e l’accorpamento di alcuni Provveditorati Regionali, si tende difatti ad affermare (e talvolta lo si sancisce sic et simpliciter) che il taglio del numero delle Dirigenze di livello generale e dei posti di funzione destinati alla Dirigenza di II fascia si sostanzi in ciò solo, senza riflessi di particolare natura sulle strutture pertinenti.
In altri termini, si sostiene – per esempio – che laddove si sono soppressi i Provveditorati regionali si siano recuperati i posti di Dirigente generale corrispondenti e alcuni posti da Dirigente di II fascia, mentre gli altri operatori, con particolare riferimento a quelli del Corpo di polizia penitenziaria, debbano restare in egual numero (peraltro mai formalmente determinato) presso i distaccamenti di cui al comma 2, art. 9, d.m. del 2 marzo 2016.
Quanto sopra, oltre ad apparire insensato e come detto muovere in direzione opposta, quasi “reazionaria”, rispetto alla ratio che guida la riforma, si scontra altresì con la necessità di far fronte alle molteplici ulteriori competenze che si stanno affidando al Corpo di polizia penitenziaria, con l’apertura di nuovi istituti e padiglioni penitenziari e, non ultimo, con le riduzioni organiche che deriveranno dall’attuazione dell’art. 8, legge n. 124/2015.
Non possiamo pertanto esimerci dal chiedere nuovamente alla S.V. On.le un personale interessamento rispetto alle dinamiche descritte, nonché all’esigenza non più differibile di determinare le piante organiche per le sedi “extramoenia” e rimodulare quelle provveditoriali riferite agli istituti penitenziari anche a seguito dell’evoluzione normativa intervenuta.
Nell’attesa di un cortese riscontro, molti cordiali saluti.F.to Il Segretario Generale Angelo URSO