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Durante l’anno in corso la scrivente O.S. ha più volte gettato un grido di allarme, segnalando gravi inadempienze, ma soprattutto il pessimo rapporto che caratterizza le relazioni sindacali in alcune delle realtà penitenziarie del triveneto. Rapporti che, evidentemente, sono la logica conseguenza di un attività di verifica e di controllo da parte Sua che, a nostro avviso, è assolutamente inadeguata e, spesso, essa stessa fonte di tensioni e conflitti. A tal proposito appare utile sottolineare, quindi, che i Dirigenti dello Stato rappresentano ed impegnano l’amministrazione che li ha nominati nelle specifiche attribuzioni ad essi conferite.

I numerosi tentativi operati dal sottoscritto, ma anche dalla segretaria nazionale, per intraprendere, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, rapporti validi ad individuare utili soluzioni alla ricomposizione dei conflitti sono miseramente naufragati al cospetto di un Dirigente Generale che, probabilmente, non è ancora entrato in sintonia con la funzione e le conseguenti responsabilità.

I casi degni di nota sono tanti, troppi anzi, ricordiamo nell’ordine: la gestione degli eventi critici avvenuti presso la casa circondariale di Verona che ha determinato l’intervento personale sul posto del Capo del DAP; la gestione dell’apertura della casa circondariale di Rovigo, ancora oggi connotata da mille difficoltà, che ha visto l’ennesimo intervento del DAP con l’assegnazione di un nuovo Direttore per gestire l’evento; la gestione delle relazioni sindacali spesso eluse o interpretate a proprio uso e consumo (mancata informazione dei provvedimenti che attengono alla Polizia penitenziaria, procedure d’urgenza non previste e nemmeno suffragate da situazioni di emergenza, interpelli per la mobilità assunti senza confronto e sulla base di criteri decisi autonomamente, mancato/eluso riscontro della corrispondenza e delle contestazioni).

Non bastasse ciò, abbiamo anche dovuto registrare il caso in cui Lei è intervenuto nei confronti del Direttore di Verona affinché assumesse un provvedimento di mobilità in violazione degli accordi e di una delibera della stessa CAR. Nemmeno l’intervento informale (ma documentabile) della segreteria nazionale ha sortito la preannunciata risposta a dimostrazione che, evidentemente, regna la convinzione di poter dire e fare tutto e il contrario di tutto, tanto poi il modo di accontentare le controparti lo si trova sempre.

Altri provvedimenti degni di nota, connotati da illogicità e violazione delle regole, sono quelli assunti nei confronti di alcuni funzionari di Polizia Penitenziaria al punto che per spostarne uno al Provveditorato, attribuendogli funzioni improprie per il ruolo rivestito, ha realizzato una serie di movimenti (ad effetto domino) che hanno avuto come conseguenza un istituto privo di un commissario.

Ed ancora la gestione di una quasi rivolta all’interno della casa circondariale di Belluno dove prima ha consentito il richiamo di un significativo contingente di Polizia in servizio e poi l’invio in missione di altro cospicuo numero di unità provenienti da altri istituti della Regione, salvo poi intervenire personalmente per delegittimare l’operato del proprio personale. In pratica prima ancora di esperire i tentativi di persuasione successivamente realizzati ha mobilitato una moltitudine di persone per poi pretendere di essere lasciato solo con i detenuti per “negoziare” la pace in cambio della promessa di non assumere provvedimenti nei confronti dei protagonisti della distruzione del reparto detentivo (una voce ricorrente riferisce addirittura sugellata da un selfie con detenuto).

Oggi abbiamo, inoltre, Gorizia dove è stato proclamato lo stato di agitazione del personale ma Lei non ha ritenuto nemmeno utile convocare le OO.SS. per esperire quelle attività (raffreddamento dei conflitti) che pure gli sono demandate dalla legge. Anzi cosa fa? Va personalmente a Gorizia, convoca un assemblea con il personale durante la quale delegittima il sindacato sminuendone le prerogative e dove invita il personale a farsi da porta voce nei confronti di coloro che “mandano” malattia affinché la smettano perché sono loro il problema dell’istituto e, quindi, li invita a sospendere l’astensione dalla mos perché tanto non serve.

Abbiamo anche Rovigo, realtà dove è proclamato lo stato di agitazione a seguito della scriteriata gestione della sua apertura e dell’assenza di regole nella gestione dell’istituto, in quanto ad oggi le OO.SS. nemmeno vengono convocate, e tutto è non solo tollerato ma perfino giustificato.

Questi è soltanto l’apice di una situazione diffusa in cui le situazioni di conflitto sono mal gestite e in cui c’è anche Vicenza dove, giusto per fare un esempio, i piantonamenti in ospedale sono organizzati su tre turni, nonostante una diversa previsione nell’AQN e una condanna del Giudice del Lavoro di Bolzano all’amministrazione proprio per questo. Ma pure a Venezia dove ancora oggi, malgrado i numerosi interventi, il personale addetto ai conti correnti (poliziotti) è costretto a tenere una cassa contabile spropositata e nientemeno, in qualche caso, a surrogare l’assenza del contabile di cassa pur essendo presenti in istituto altre figure professionali del medesimo profilo.

L’elenco delle criticità potrebbe essere anche più corposo, ma siamo certi che quelli citati possano essere utili a dare il quadro della precarietà e della confusione che regna nel Provveditorato del Triveneto.

Ebbene a noi della UIL questo modo di fare e di agire non piace per niente, noi vorremmo realizzare, nel rispetto delle normative contrattuali, un quadro di regole condivise, eque e trasparenti al fine di evitare appunto quella confusione istituzionale dove chi predilige il torbido assume decisioni sulla base delle convenienze e dell’opportunità del momento. Vorremmo anche avere un amministrazione autorevole, capace di tutelare la dignità e la professionalità dei poliziotti penitenziari.

Appare utile rilevare che costituisce sicuramente condotta antisindacale rifiutare o eludere il confronto con le OO.SS. poiché tale comportamento rappresenta una chiara manifestazione di indisponibilità al confronto e conseguente disconoscimento del ruolo sindacale.

La violazione delle norme contrattuali a tutela e garanzia dei diritti del personale lede le potenzialità conflittuali dei lavoratori nel loro insieme e scoraggia o, comunque, vanifica l’organizzazione della loro tutela, così come gli obblighi derivanti dalle norme contrattuali non sono meri adempimenti formali e burocratici, ma corrispondono ad un reale equilibrio tra le parti.

L’inosservanza dei predetti obblighi va anch’essa inquadrata come comportamento antisindacale in quanto suscettibile di mutare, ad opera di una sola delle parti, il predetto equilibrio di forze nella gestione del conflitto.

Queste negazioni costituiscono, inevitabilmente, un deliberato rifiuto del ruolo istituzionale del sindacato ed arreca allo stesso un danno irreversibile in termini rappresentanza e credibilità, generando sfiducia fra il sindacato e il personale rappresentato sia per coloro che sono direttamente coinvolti, sia per coloro che possono temere di non poter più contare su un efficace difesa dei propri diritti.

Per queste ragioni, prima di intraprendere le iniziative ritenute più opportune al riguardo, abbiamo ritenuto di rivolgere a Lei un ulteriore appello affinché convochi con urgenza il tavolo di confronto tra le parti su tutte le questioni rilevate.

Nell’attesa di cortese urgente riscontro si porgono distinti saluti

Leo Angiulli

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