Siamo venuti a conoscenza in questi giorni che la S.V., da mesi ormai, ha organizzato un corso di arti marziali “aikido” in favore dei detenuti ristretti presso Codesta Casa Circondariale.
Nulla da dire ovviamente su tutte le opportunità trattamentali offerte ai detenuti al fine del loro reinserimento sociale. Ben vengano quindi scuola, teatro, musica e quant’altro, ma francamente un corso di arti marziali ci sembra fuori luogo.
Sebbene sia noto a tutti che le arti marziali abbiano quale prerogativa l’auto difesa e il controllo psico-fisico, è altrettanto vero che l’organizzazione di tale disciplina dovrebbe tenere conto del contesto in cui sono organizzati e soprattutto i soggetti cui si rivolge.
L’aikido è una disciplina psicofisica giapponese praticata sia a mani nude, sia con armi bianche tradizionali (spada, bastone, pugnale) e pur essendo certi che la stragrande maggioranza dei partecipanti potranno solo che trarre insegnamenti positivi da una disciplina del genere, non è possibile escludere che qualcuno di essi possa utilizzare in maniera impropria gli insegnamenti conseguiti.
Paradossalmente, quindi, l’Amministrazione potrebbe diventare responsabile delle aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria da parte di qualcuno, ma fosse anche uno solo, di coloro i quali partecipano al corso, non solo attraverso l’uso delle mani, ma anche mediante l’utilizzo di bastoni e simili che all’interno di un istituto penitenziario sono facili da reperire.
Francamente dobbiamo ammettere che risulta proprio incomprensibile come si possano organizzare corsi del genere in favore dei detenuti (senza nemmeno diffondere la notizia) che, invece, dovrebbero essere pensati per il personale di Polizia Penitenziaria che forse, anzi sicuramente, viste le ripetute aggressioni che si registrano negli istituti penitenziari, ne avrebbero un maggiore bisogno.
Nella speranza che si valuti l’opportunità di sospendere tale iniziativa, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.