Nota 10516 - Oggetto: Mancata attuazione decreto ministeriale 18 dicembre 2018 concernente l’Ufficio per la Sicurezza Personale e per la Vigilanza (USPeV).
On. Ministro, le note vicende correlate all’incidente occorso nella notte di San Silvestro a Rosazza, quando è stato inavvertitamente esploso un colpo di pistola e ferito uno dei convenuti a una festa in cui erano presenti anche il Sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove e la sua scorta, sono state e sono oggetto di aspra polemica politica e, a parere di chi scrive, finanche di eccessive e spesso fuori luogo strumentalizzazioni.
Alcune di esse hanno tirato e tirano in ballo il Corpo di polizia penitenziaria e il servizio scorte che assicura.
Al di là della vicenda specifica, nel cui merito naturalmente non si vuole minimamente entrare, l’accaduto ripone all’attenzione il tema delle norme che disciplinano alcuni servizi e l’organizzazione del Corpo di polizia penitenziaria, codificate dal Ministero della Giustizia e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e che non solo restano sulla carta, ma che vengono quotidianamente disattese, aggirate, oltraggiate e calpestate.
È il caso del decreto ministeriale di cui in oggetto il quale, unitamente al Provvedimento del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del 27 maggio 2021, dovrebbe disciplinare e regolare il funzionamento dell’Ufficio per la Sicurezza Personale e per la Vigilanza (USPeV), ma che sin dalla sua emanazione viene reiteratamente disatteso, quantomeno, in relazione al dettato del 5° comma dell’articolo 2 e, consequenzialmente, dell’art. 8, con riferimento all’istituzione dei Nuclei operativi in sede provveditoriale e alla selezione degli operatori.
Come ulteriore conseguenza, non viene osservato neppure il dettato del precitato PCD del 27 maggio 2021.
Proprio in queste ore, peraltro, presso il PRAP di Toscana e Umbria sta per essere avviata l’ennesima procedura in deroga alla precitata disciplina ricorrendo all’applicazione (?) del PCD del 14 ottobre 2021, non assolutamente attinente alla materia e, neanche a dirlo, pure quello mai reso esecutivo nelle sue parti più pregnanti.
Non solo, ma nelle more si agirà, come costume consolidato in materia, con criteri ampiamente discrezionali e prossimi all’arbitrio.
In estrema sintesi, anziché conformarsi alla pertinente normativa vigente, l’Amministrazione penitenziaria nelle sue diverse articolazioni si cimenta in acrobazie e voli pindarici applicando di volta in volta lo strumento più congeniale, tranne quello propriamente statuito, pur di raggiungere lo scopo preordinato e che non pare assolutamente mirare all’efficacia, all’efficienza, alla trasparenza e all’imparzialità.
Per quanto accennato, anche al fine di salvaguardare l’immagine e la professionalità del Corpo di polizia penitenziaria e delle donne e degli uomini che lo compongono e che reggono, con enormi sacrifici personali e quasi in solitudine, le sorti delle carceri del Paese, nonché per perseguire il buon andamento amministrativo secondo il dettato costituzionale pure attraverso la trasparenza e l’imparzialità delle istituzioni, si invita la S.V. a intervenire per quanto di diretta competenza al fine di procurare il compiuto rispetto della disciplina che regola il funzionamento dell’Ufficio per la Sicurezza Personale e per la Vigilanza del Corpo di polizia penitenziaria.
Nell’attesa di un cortese cenno di riscontro, cordiali saluti.