Scarica qui il comunicato - ROMA, 4 febbraio 2019. – È accaduto ieri sera, verso le ore 21.00, nel carcere “modello” di Milano Bollate: due detenuti all’atto di esser accompagnati in infermeria per un riferito malore hanno minacciato l’agente del Corpo di polizia penitenziaria in servizio con delle forbici e delle lamette, lo hanno imbavagliato e rinchiuso in una cella dopo avergli sottratto le chiavi per aprire altri ristretti e, sembra, aggredire uno di loro. La situazione, pare poi essersi risolta senza conseguenze più gravi per le urla di altri detenuti che hanno provocato l’intervento provvidenziale di rinforzi.
Ne dà notizia Gennarino De Fazio, della UILPA Polizia Penitenziaria nazionale, che così commenta: “anche questa volta le conseguenze peggiori sono state evitate per circostanze fortunose e, come quasi sempre accade, per l’intraprendenza e la forza d’animo degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in questo caso, addirittura, pure per il l’ ‘allarme’ lanciato da altri ristretti; è di tutta evidenza, però, che non ci si può affidare alla provvidenza e, lungi dal voler impersonare la cassandra, sembra scontato che non potrà andare sempre bene; se ci dobbiamo affidare al soccorso dei detenuti per garantire la sicurezza delle istituzioni e per portare a casa la pelle, siamo al fallimento del sistema d’esecuzione penale dello Stato”.
“Ribadiamo – continua De Fazio – che non si può affrontare l’emergenza conclamata con pur condivisibili misure ordinarie, servono interventi eccezionali che contemplino dal ripianamento degli organici al potenziamento degli strumenti tecnologici e ausiliari. Rinnoviamo pertanto l’invito al ministro Bonafede a costituire una sorta di ‘unità di crisi’ con l’obiettivo di concepire provvedimenti immediati, concreti e tangibili che favoriscano la messa in sicurezza del sistema penitenziario a carattere emergenziale, quale conditio sine qua non per una reingegnerizzazione complessiva dei processi, capace di invertire la tendenza e finalizzata a restituire – in uno – dignità alle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, civiltà alla detenzione e sicurezza al Paese, nonché all’apertura di un tavolo di confronto permanente fra il vertice politico, le Amministrazioni (DAP e DGMC) e le Organizzazioni Sindacali rappresentative”.