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Comunicato Stampa 17 maggio 2011

Carceri – Proteste a Verona e Venezia

Da alcune ore i detenuti ristretti negli istituti penitenziari di Verona Montorio e Venezia Santa Maria Maggiore stanno protestando contro il sovrappopolamento e le condizioni di reclusione.

“  Monitoriamo con una certa preoccupazione quanto accade a Verona, dove la polizia penitenziaria è impegnata a  mantenere la situazione sotto controllo – dichiara Eugenio SARNO, Segretario Generale della UIL PA Penitenziari -  Nelle scorse ore, infatti,  i detenuti non hanno dato vita solo alle classiche battiture delle stoviglie contro le grate ed i cancelli ma hanno anche appiccato tanti mini roghi e fatto scoppiare diverse bombolette, mettendo a serio rischio la sicurezza e l’incolumità. Ieri pomeriggio,  dopo che il Comandante ed il Direttore hanno incontrato i detenuti ed ascoltato le loro ragioni, la protesta è in parte rientrata.  A Venezia, invece, i detenuti hanno annunciato che da oggi,  e sino a giovedì prossimo,  si asterranno  dal consumare il vitto fornito dall’Amministrazione Penitenziaria

Anche il  Regina Coeli di Roma è stato attraversato da momenti di tensione, causa le proteste dei detenuti. La UIL PA Penitenziari non nasconde la propria preoccupazione su quanto sta accadendo in  alcuni istituti di pena e il timore di una protesta generalizzata, che rischia di non poter essere controllata e gestita

Il fiorire di tensioni interne ai penitenziari è un problema aggiuntivo, non secondario, che i poliziotti penitenziari, già oberati dalle emergenze quotidiane,  debbono affrontare  in solitudine e con scarsi mezzi. Tra l’altro in un quadro di generalizzata difficoltà operativa, i reparti di polizia penitenziaria potrebbero ben poco. Per questo auspichiamo che la ragione prevalga sull’insofferenza. Il rischio concreto – denuncia Eugenio SARNO – è che chi ha interesse a turbare l’ordine e la disciplina interna alle carceri possa strumentalizzare le fasce più deboli della popolazione detenuta (ovvero extracomunitari) alimentando la spirale di violenza. Non sarà un caso se a Verona proprio nella sezione con maggiori presenze di extracomunitari si sé registrato il maggior numero di atti violenti. Sia ben chiaro che seppur in un certificato scenario di inefficienza, degrado ed inciviltà mai nessuna violenza potrà essere giustificata e tollerata. ”

Proprio ieri il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari aveva inoltrato al Presidente della Repubblica un accorato appello perché sensibilizzasse il Governo ed il Parlamento a trovare le necessarie soluzioni per quello che Eugenio Sarno definisce “ il dramma penitenziario”

La sensibilità del Presidente Napolitano rispetto al sistema penitenziario è ben nota. Per questo abbiamo inteso, rispettosamente,  sollecitarlo perché incalzi  il Governo ed il parlamento a ricercare  soluzioni per deflazionare le criticità. Purtroppo – ricorda il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari – in questo scorcio del 2011 sono 21 i detenuti suicidatisi in cella e tre gli agenti penitenziari che hanno volontariamente posto fine alla propria esistenza. E non dimentichiamo, giusto per offrire uno spaccato reale di cosa sia oggi l’universo carcere,i circa 68mila detenuti ( a fronte di una ricettività pari a poco più di 43mila posti). Nel solo 2011 sonoi 46 gli agenti penitenziari aggrediti e feriti da detenuti;   circa 500 i tentati suicidi (molti dei quali sventati in extremis dalla polizia penitenziaria); 1800, circa, gli  atti di autolesionismo grave. Lo stretto crinale che separa proteste e violenza obbliga tutti alla massima responsabilità. La polizia penitenziaria ha sempre gestito con professionalità, tolleranza e capacità gli eventi critici pur subendo,in qualche occasione, accuse sprovvedute ed ingiustificate. Per questo la nostra speranza è che, dall’interno e dall’esterno, non si sobillino gli animi e non si fomentino le ribellioni. Soprattutto, per evitare questo, occorre che il Governo e il Ministero della Giustizia recuperino la dovuta attenzione verso il mondo penitenziario. Non basta decretare lo stato di emergenza del sistema,  se ad esso consegue il taglio delle risorse economiche. Non si può annunciare un piano carceri (ancora fantasma) senza l’assunzione del personale per garantire la funzionalità dei nuovi istituti. E’ inutile varare leggi che alimentano, vanamente, la speranza, ma  non producono deflazioni significative alle presenze detentive. Soprattutto – conclude Eugenio SARNO -  è ingiusto ed immorale  che al personale si chiedano sforzi e sacrifici per evitare il crollo, ma poi gli si neghino persino le spettanze economiche dovute a questo surplus di lavoro ed impegno.”

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