Roma, 24 Lug. – “Gravi disordini sono in corso presso la Casa Circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore dove quattro detenuti facinorosi, armati di spranghe di ferro ricavate dalle brande, oltre ad aver messo a soqquadro il reparto d’appartenenza, dall’una di stanotte tengono di fatto in scacco l’intero carcere, nonostante l’abnegazione e la professionalità delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria. Proprio quella professionalità ha sinora impedito scontri fisici e, al momento, non si ha notizia di contusi o feriti”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“I detenuti appartengono a una sezione che ospita una trentina di ristretti in un carcere che ne contiene complessivamente 245 a fronte di una capienza massima di 159 posti. A ciò fa da contraltare la penuria degli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila operatori a livello nazionale e di un centinaio di unità a Venezia, su 145 presenti (da distribuire su più turni e servizi). In queste condizioni, senza reali protocolli d’intervento operativo su cui si sia stati formati, con equipaggiamenti inadeguati e con la spada di Damocle della denuncia per tortura a ogni intervento di legalità, è davvero proibitivo operare”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Mentre siamo ancora in apprensione e speriamo che, anche con l’arrivo di rinforzi, possano al più presto essere ripristinate le condizioni minime di sicurezza, legalità e civile convivenza dell’istituto senza che nessuno, né fra i detenuti né fra gli operatori, si faccia male, rivolgiamo l’ennesimo appello alle istituzioni e al Governo Meloni. Servono interventi tangibili e immediati che non si rinvengono minimamente né nel decreto-legge 92, meglio noto come carcere sicuro, né nella legge di conversione per come emerge dagli emendamenti sinora approvati; così come è inutile discettare di improbabili Gruppi di Intervento Operativo (GIO) in queste condizioni. 14.500 detenuti oltre i posti disponibili, voragini negli organici della Polizia penitenziaria, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, strutture fatiscenti, mancanza di strumentazione e disorganizzazione imperante richiedono molto altro. Mai come questa volta, negli ultimi trent’anni, temiamo per cosa potrà accadere nelle prossime settimane d’agosto”, conclude De Fazio.