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In relazione agli arresti operati in questi giorni a carico di nr. 40 soggetti, presunti appartenenti alla consorteria criminale dei Pesce, così come segnalato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, importantissime sono state le investigazioni compiute dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.
La stessa DDA afferma testualmente che: “….la presente richiesta è il risultato di un’articolata attività d’indagine condotta da diverse forze di polizia, dapprima dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro, quindi dal N.I.C. DAP della Polizia Penitenziaria ed infine dalla Sezione Investigativa Operativa del Commissariato P.S. di Gioia Tauro, sotto le direttive della Procura della Repubblica di Palmi; quindi dal R.O.S. dei Carabinieri e dal R.O.N.INV. del Comando Provinciale dei Carabinieri di
Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Tale complessa attività di indagine ha consentito di acquisire un affidabile quadro dimostrativo che si è potuto giovare di una serie plurima e coerente di fonti, molto spesso riscontrantesi tra di loro, grazie alle quali è stato possibile conoscere sia gli aspetti strutturali (statici), sia quelli dinamici della cosca detta “ndrina Pesce”, operante nell’ambito della associazione di tipo mafioso denominata 'ndrangheta……”.
Nella medesima ordinanza di custodia cautelare in carcere, viene aggiunto inoltre che, in origine, l’indagine si è sviluppata in seguito agli accertamenti di polizia giudiziaria condotti d’iniziativa dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro nei confronti dell’allora latitante Pesce Salvatore (classe 1961), noto esponente dell’omonima consorteria criminale, accertando l’esistenza dapprima di un’attività commerciale, fittiziamente intestata a Paterna Erminda, quindi, di numerose altre condotte di intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta. Successivamente, al fine di acquisire ulteriori fonti di prova, è stata delegata al N.I.C. DAP della Polizia Penitenziaria un’attività di indagine da effettuarsi principalmente (ma non solo) attraverso le attività di captazione delle conversazioni intercorse in carcere, dapprima tra il predetto Pesce Salvatore ed i suoi familiari, quindi, nei confronti di altri soggetti detenuti che apparivano essere legati da strette relazioni criminali con l’originario indagato. L’indagine si è anche giovata del sistematico controllo della corrispondenza, disposto dalla Procura di Palmi, dietro autorizzazione di quell’Ufficio GIP. Sempre nell’ambito di quella indagine la prova si è arricchita grazie alle dichiarazioni rese da Ferraro Rosa (a lungo convivente di Pesce Salvatore) ed alle successive attività di riscontro effettuate dal Commissariato P.S. di Gioia Tauro. …….Tale attività captativa ha consentito di acquisire fondamentali elementi probatori idonei a dimostrare la vasta e capillare attività di estorsione posta in essere dalla cosca Pesce nel territorio di appartenenza. Nel corso dei colloqui in carcere, infatti, PESCE Francesco ha indicato meticolosamente al fratello vittime, quantità e modalità di riscossione delle somme di denaro (prevalentemente assegni bancari), oltre che collaboratori di cui avvalersi di volta in volta per l’espletamento delle attività estorsive.
Le risultanze della complessa attività suesposta, dimostrano ancora una volta l’importantissimo contributo che il Nucleo Investigativo Centrale fornisce alle AA.GG. nel contrasto alla criminalità organizzata. In questa circostanza è stata dimostrata anche una ottima sinergia di indagine tra le numerose Forze di Polizia coinvolte.
Da precisare che, nell’ambito delle difficili operazioni di indagine, il Nucleo Investigativo Centrale si è avvalso della fattiva collaborazione del personale del P.R.A.P di Catanzaro e della Casa Circondariale di Palmi.

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