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Roma, 13 set.“Un detenuto italiano di circa 60 anni è stato rinvenuto cadavere nella tarda mattinata nel suo letto in una cella del carcere genovese di Marassi. A quanto si apprende dalle primissime e frammentarie notizie, la Polizia penitenziaria, lo avrebbe trovato con evidenti tumefazioni sul volto e sul capo, tanto da far sospettare un’aggressione del compagno di cella, anch’esso italiano, e dunque un omicidio. Sono in corso le indagini della Polizia penitenziaria e sul posto starebbero accorrendo anche il pubblico ministero e il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria”.

         A commentare il tragico evento è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

         “Dopo quello del giugno scorso al carcere di Velletri, se confermato, si tratta del secondo omicidio nelle nostre carceri, che per il dettato costituzionale dovrebbero rappresentare il tempio delle regole e della risocializzazione, ma che evidentemente si confermano palestre del crimine. Il morto di oggi si unisce ai 51 suicidi e ai 64 decessi per altre cause già avvenuti nel corso del 2023, portando il lungo bollettino dei defunti a quota 116”, ricostruisce il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.

         “Tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi, questi, particolarmente evidenti anche a Genova Marassi”, spiega il sindacalista.

         “Occorre fermare la carneficina e mettere in sicurezza le carceri mediante un decreto-legge che, con procedure d’urgenza e al di là delle fantasiose e difficilmente praticabili idee agostane del Guardasigilli, si occupi di deflazionare la densità detentiva, prevedere immediate assunzioni straordinarie nel Corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, potenziare gli equipaggiamenti e le strumentazioni e di dare impulso a una riorganizzazione complessiva dell’intero apparato d’esecuzione penale, a cominciare da quello inframurario”, conclude De Fazio.

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