Comunicato stampa - ROMA, 21/01/2022 – “Forti tensioni da ieri sera presso la Casa Circondariale di Avellino, già teatro della duplice evasione di qualche giorno fa, dove a seguito dell’accertamento del contagio da Covid-19 di un altro detenuto, che si trovava allocato in una sezione diversa da quella destinata ai soggetti positivi al virus, si è innescata una protesta con l’incendio di alcuni materassi e un ristretto che, addirittura, avrebbe brandito un coltello. Da stamattina, poi, tutti i trentaquattro detenuti della sezione pretenderebbero di rimanere aperti, contravvenendo alle regole e agli orari stabiliti, così come è stato permesso ai circa 90 delle altre due sezioni in cui sono allocati detenuti affetti da Covid e in una della quale, peraltro, convivrebbero soggetti positivi e non”.
Lo riferisce Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che prosegue: “in sostanza stiamo assistendo ad Avellino, ma abbiamo notizia che qualcosa del genere avvenga o sia avvenuta nei giorni scorsi anche in altri penitenziari, come ad esempio presso la Casa Circondariale di Catanzaro, a una sorta di lockdown al contrario, con una specie di ‘aperti tutti’ e con l’Amministrazione penitenziaria, abbandonata a se stessa dalla politica e dal Governo, costretta nei fatti a indietreggiare rispetto alle pretese, anche illegittime, illegali e, talvolta, probabilmente costituenti reato, dei detenuti. Ciò avviene sia per il timore che possano innescarsi tensioni più gravi o addirittura rivolte, come nel marzo del 2020, sia per l’insufficienza degli organici, decimati pure dal Covid, e degli equipaggiamenti. Del resto, il contagio da Covid-19 continua ad aumentare esponenzialmente e qualcuno dovrebbe chiedersi perché, mentre nel Paese accenna a decelerare, nei penitenziari vi sono persistenti segnali in senso diametralmente opposto”.
“A questo punto la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, più che continuare a dire che da gennaio (quale?) il sistema penitenziario sarà fra le sue priorità e comunicare la diagnosi di carceri agonizzanti, dovrebbe essere in grado, insieme a tutto il Governo, di allestire una sala rianimazione. Altrimenti – conclude durissimo il Segretario della UILPA PP –, e ci si perdoni la macabra metafora, si rischia di dover poi nuovamente allestire la camera mortuaria”.