Lettera aperta del Segretario Generale della UIL PA Polizia Penitenziaria
Ed eccoci arrivati ancora una volta ad ottobre, mese in cui tutti si svegliano dal “letargo” e si “rifanno il trucco” agli occhi dei propri amati.
Noi della UIL sappiamo che le rivendicazioni sindacali devono essere suffragate dalla prospettiva reale che, qualora accolte, portino un miglioramento generale tangibile del servizio offerto e delle condizioni di lavoro. Viceversa non si potrà mai pretendere che venga accettato di buon grado un miglioramento delle condizioni lavorative di alcuni sapendo che tutti gli altri ne subiscono un danno.
Sembra che l’amministrazione, ma anche alcuni sindacati, siano maestri nel mettere gli uni contro gli altri. Nello stesso tempo, però, sono pronti (almeno all’apparenza) a tutelare strumentalmente chi ha rivendicazioni o recriminazioni.
Tutto ciò suona, tuttavia, come una lucida strategia: dapprima si rende ostile ai colleghi il sistema avanzando richieste inique e parziali, successivamente se ne difendono accanitamente, a spada tratta, le esigenze. Così se qualcuno si vedesse accettata qualche richiesta, il merito è (anche giustamente) del “sindacato” e gli iscritti (una minima parte) ne godrebbero i vantaggi.
Quando invece i frutti delle pretese sono inferiori alle aspettative, o addirittura nulli, basta mostrarsi dispiaciuti sostenendo, a loro discolpa, che non c’erano le condizioni affinché le richieste venissero accolte o che la colpa è di qualche altro sindacato che si è messo di traverso e il giochino è presto fatto.
Il caso dei neo vice ispettori è soltanto l’ultima dimostrazione di ciò. Promesse di ricorsi per la decorrenza giuridica, per il rientro in sede, risarcimenti per la mancanza di chance e di carriera ……… e questo nonostante ci siano, a mio avviso, le condizioni per andare incontro alle loro legittime aspettative.
Ad ogni modo se e quando ci sarà un provvedimento impugnabile non mancheremo di far fare le valutazioni giuridiche del caso e di adottare le iniziative utili a tutelare i diritti dei neo ispettori.
Negli ultimi anni il degrado dell’amministrazione penitenziaria è sotto gli occhi di tutti: diritti contrattuali negati, distacchi senza regole presso istituti e sedi extra moenia, distacchi presso minori e uepe, trasferimenti 104 negati a chi ne ha diritto e concessi a chi ne ha meno, trasferimenti per aspettative sindacali, condizioni di lavoro inaccettabili, sanatorie, benessere lavorativo inesistente ecc. ecc.
Tutto ciò ha comportato per i colleghi una graduale e significativa perdita dei diritti e della dignità professionale e più in generale delle conquiste ottenute storicamente dal sindacato, da quel sindacato di lotta che imperversa nel mondo del lavoro da sempre.
Dal 1991 è stato possibile, finalmente, anche per noi iscriversi e dopo i primi anni di euforia sembra ora che il sindacato stia perdendo la sua identità e i propri intenti che, privi dell’interesse comune, appaiono più orientati a diventare un centro di informazioni e di influenza in un sistema inquinato.
Sempre meno uniti, i sindacati, si sono indeboliti perdendo legittimità e potere nelle contrattazioni; sembra quasi abbiano rinunciato all’obiettivo di un’equa distribuzione degli agi e dei disagi professionali.
C’era la possibilità, secondo me, in questi ultimi anni di sostenere equità, trasparenza, criteri, meritocrazia ma questo non tutti l’hanno colto, anzi, e adesso siamo prigionieri del nostro stesso operato: quando qualcuno avanza proposte, “gli altri” si oppongono fermamente e lo screditano facendo passare il messaggio che “strano” è chi chiede equità e legalità e non chi ne stravolge il significato.
Naturalmente questo favorisce il potere e penalizza quei colleghi che il sindacato dovrebbe tutelare e far progredire in armonia con gli interessi dell’intera amministrazione penitenziaria e per la soddisfazione della società che dovrebbe godere di una istituzione efficace ed efficiente.
E’ vero siamo ad ottobre e logica vorrebbe che mi mettessi qui oggi ad elencare tutto ciò che ha fatto la UIL, tutto quello che garantisce ai propri iscritti e magari anche a commentare le posizioni assurde (dal mio punto di vista ovviamente) che altri sindacati hanno tenuto sulle materie indicate in precedenza, ma sono convinto che non serve. Non serve perché ognuno può semplicemente andare sui siti internet sindacali per rendersi conto e capire le differenze, per comprendere chi, durante tutto l’anno, ha sostenuto gli interessi generali della Polizia Penitenziaria e chi quelli di parte.
Quella che voglio consegnarvi oggi è una riflessione comune, un analisi interiore che ognuno di noi dovrebbe fare per comprendere se questo è il Corpo di Polizia Penitenziaria che vogliamo; se questi sindacati meritano o meno di rappresentare il Corpo e se meritano la nostra fiducia.
Io penso che molti di loro non la meritano e che con un po’ di coraggio si possono lasciare da parte interessi specifici in ragione di un valore più grande che è quello della Polizia Penitenziaria, un Corpo che merita di essere compatto, coeso, orgoglioso della divisa che indossa e del lavoro che svolge.
Noi della UIL ovviamente ci siamo e saremo sempre al fianco dei più deboli perché questa è l’essenza del fare sindacato nell’interesse di una settore del comparto sicurezza ma anche del Paese.
La speranza evidentemente è quella che tanti di voi vogliano unirsi alla UIL per darci sempre più forza.