Ultim'ora - Ieri si è svolta una riunione sul fenomeno delle aggressioni presieduta dal Dr. Basentini, Capo DAP, presenti la Dr.ssa Tuccillo, Capo DGMC, il Dr. Buffa Direttore Generale del Personale e delle Risorse, il Dr. Piscitello Direttore Generale Detenuti e Trattamento e i loro staff.
Dopo una breve introduzione da parte del Capo DAP, durante la quale l’Amministrazione ha finalmente affermato che il fenomeno delle aggressioni è un problema che va affrontato e risolto, in quanto non è più tollerabile ciò che sta accadendo negli istituti penitenziari, ha preso la parola il Dr. Buffa per illustrare i dati, dal 2011 al 2016, di una valutazione delle possibili relazioni intercorrenti (clicca qui).
Nel nostro intervento abbiamo esordito ringraziando il Capo DAP per la convocazione odierna, sollecitata e attesa a lungo, e per aver realizzato la predetta valutazione che quanto meno può costituire il punto di partenza del confronto.
Abbiamo continuato dicendo che ci sono situazioni oggettive che vanno tenute in considerazione ovvero che i dati del 2017 si confermano in aumento e quelli del primo quadrimestre 2018 hanno una proiezione maggiore; che il problema non è celle aperte o celle chiuse perché evidentemente le aggressioni avvengono tutte quando il detenuto è fuori dalla cella o l’agente è al suo interno per ragioni di servizio.
Secondo noi il problema è prima culturale, dopo organizzativo e i messaggi che giungono da ciò sono la causa maggiore di quel senso di impunità che si respira all’interno delle carceri.
Nel nostro intervento che può essere ascoltato cliccando qui, abbiamo inoltre toccato una serie di argomenti che qui di seguito sintetizziamo:
- Il fenomeno delle aggressioni non è soltanto un problema fisico ma anche psicologico, soprattutto per le conseguenze in termine di stress lavoro correlato;
- Richiamato attenzione sull’indagine scientifica da noi realizzato in materia di stress lavoro correlato anche al fine di sollecitare la costituzione di un apposito tavolo di confronto;
- Origine della crescita del fenomeno aggressioni trova il suo punto di partenza nella sentenza Torregiani e dai successivi provvedimenti adottati, che hanno ampliato i concetti di rieducazione e trattamento a discapito degli aspetti operativi e di sicurezza;
- La legge madia ha poi contribuito ad alimentare i problemi con una “irrazionalizzazione” del sistema laddove a fronte di una cospicua riduzione dell’organico hanno continuato e continuano ad aprire nuovi carceri, nuovi padiglioni e ad aumentare i compiti della Polizia Penitenziaria (ultimo su tutti nuclei uepe);
- Nel frattempo però non sono state definite nuove modalità di impiego del personale; in ragione della predetta filosofia vengono snaturati il Corpo e le sue funzioni;
- La condotta dei Dirigenti penitenziari in molti casi genera da un lato senso di impunità, dall’altro di abbandono: sanzioni disciplinari tardive, a volte lasciate andare in prescrizione, spesso inadeguate e non proporzionate alla gravità dei fatti, scarsi provvedimenti di allontanamento dei più facinorosi, scarsa adozione di provvedimenti disciplinari collettivi;
- Espresso condivisione all’idea del Capo DGMC di prevedere che i detenuti maggiorenni presenti nel circuito minorile possano, per motivi disciplinari, essere destinate a strutture per adulti;
- Inadeguata offerta formativa dal punto di vista teorico, tecnico e pratico su materie diverse dalla rieducazione, il trattamento e la radicalizzazione che fanno la parte del leone: assenza di formazione operativa, regole di ingaggio, difesa personale, protocolli di intervento, modalità e procedure di adozione della forza fisica che pure la legge prevede;
- Serve salvaguardare il servizio operativo rivedendo le organizzazioni del lavoro e invertendo un trend che vuole il servizio a turno e le traduzioni come residuale rispetto a tutti gli altri, prevedere e stabilire un adeguato rapporto agenti/detenuti in quanto da noi il rapporto è 1 agente = una sezione, distribuire equamente servizi e turni disagiati in modo da alleviare i carichi di stress e quindi garantire una migliore predisposizione alle difficoltà del servizio quotidiano;
- Individuare nuovi indirizzi e obiettivi per i Dirigenti perché solo così si può modificare quella cultura di cui si parla in premessa;
- Costituire un nucleo utile a verificare che gli ordini di servizio all’interno degli istituti penitenziari siano attuali e attuabili;
- Adottare politiche che vanno incontro all’esigenza di rendere meno gravoso il lavoro del personale anziano, evitando quello che avviene oggi dove si attuano sanatorie e si propongono criteri che alla fine penalizzano sempre le stesse persone condannandole a rimanere sempre loro nei reparti detentivi e nei servizi operativi più gravosi;
- Chiedere al Ministro della Giustizia di rivedere le previsioni di bilancio nel senso di aumentare le somme stanziate nei capitoli di spesa che consentono l’automazione dei servizi, il potenziamento e/o la realizzazione di impianti di sicurezza.
Dopo ulteriore dibattito al termine della riunione il capo del DAP ha riferito che a largo raggio si potranno realizzare analisi del fenomeno più approfondite e quindi si potranno adottare provvedimenti che comunque hanno bisogno di tempo per la loro realizzazione.
Nell’immediato, tuttavia, occorre assumere provvedimenti urgenti che diano risposte rapide e per questo ha riferito che saranno adottati i seguenti provvedimenti:
A breve comincerà l’attività di un gruppo di lavoro per la realizzazione di protocolli operativi nelle situazioni di criticità;
Si provvederà alla costituzione, alla formazione e all’equipaggiamento di nuclei di pronto intervento (almeno uno per istituto) che intervenga nelle situazioni critiche (modello di riferimento quello austriaco);
Verifica degli istituti privi di sezione isolamento con conseguente pretesa che le sanzioni disciplinari siano proporzionate alla gravità e applicate contestualmente;
Allontanamento degli autori di particolari eventi critici, ricorrendo anche al differimento della territorialità della detenzione.
In conclusione abbiamo riferito di apprezzare le intenzioni del DAP che, evidentemente, vanno incontro all’esigenza di invertire il preoccupante livello di crescita di aggressioni ed eventi critici e possono costituire la base di un confronto più ampio e complessivo utile a generare benessere organizzativo e lavorativo.
Non mancando però di sottolineare che trattasi appunto di “intenzioni” e in quanto tali hanno la necessità di essere confortate con i fatti poiché di intendimenti e parole fino ad ora ne abbiamo sentite tante, forse anche troppe.
La realizzazione di quegli obiettivi segnerà senza dubbio il confine tra una stagione di confronto e di dialogo e/o una invece di conflittualità evitando, almeno per quanto ci riguarda, inutili strumentalizzazioni ottobrine che, siamo certi, i colleghi non comprenderebbero.