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Nostra nota 9635 - Gentile Presidente,  la ripresa più o meno ordinaria delle consuete attività penitenziarie (colloqui in presenza, traduzioni, attività trattamentali e scolastiche, etc.), unita al trend di nuovo in salita dei contagi da COVID-19 che sta interessando in questi giorni il Paese e che desta molta preoccupazione fra gli analisti scientifici, fa razionalmente temere per le prossime settimane una recrudescenza dell’epidemia anche nell’ambito della comunità penitenziaria e, in particolare, delle carceri.

La gestione insufficiente, talvolta contradditoria e a tratti “schizofrenica” della prima fase della pandemia da nuovo coronavirus in ambito penitenziario ha di certo favorito l’insorgere di una serie di gravissime problematiche, anche per la tenuta del sistema di sicurezza pubblico, che sono ormai note, al pari di tutto ciò che ne è conseguito pure in termini di polemica politica e d’individuazione di responsabilità organizzative.

Peraltro, se in quella fase la portata dei contagi e l’emergenza pandemica potevano aver colto di sorpresa (anche se in verità questa Organizzazione Sindacale aveva segnalato con discreto anticipo e con ripetuta corrispondenza diretta a molteplici interlocutori istituzionali il rischio che si verificasse gran parte di ciò che poi è di fatto accaduto), è persino lapalissiano che nessuna attenuante vi potrebbe essere in futuro se non fosse per tempo pianificata ogni ragionevole misura idonea a prevenire sia i pericoli sanitari sia le possibili turbative all’ordine carcerario.

In proposito, preme evidenziare che ad oggi il DAP non ha inteso condividere con le Organizzazioni Sindacali rappresentative degli operatori del Corpo di polizia penitenziaria un qualunque protocollo di misure per il contrasto e il contenimento dei rischi di contagio da COVID-19 negli ambienti di lavoro e che l’unico confronto sul tema, tenutosi in data 14 maggio 2020, si è concluso anzitempo – per sopravvenuti impedimenti di ordine istituzionale della delegazione di parte pubblica – con l’impegno assunto anche dal Vice Capo, Cons. Tartaglia, di proseguirlo in data immediatamente successiva, ma rimasto disatteso.

Confrontarsi su tale materia e addivenire a un protocollo operativo-sanitario quanto più possibile condiviso, sulla falsariga di quanto realizzato, più volte, a livello generale fra il Ministro per la Pubblica Amministrazione e le OO.SS. dei Comparti negoziali di diretto riferimento (da ultimo, in data 24 luglio 2020, «Protocollo quadro “Rientro in sicurezza”»), non solo sarebbe funzionale al perseguimento dei certamente comuni obiettivi di sicurezza sanitaria e di efficienza ed efficacia dell’azione istituzionale, ma favorirebbe anche un percorso d’informazione e di conoscenza che da un lato scongiurerebbe incertezze interpretative e incomprensioni e dall’altro eviterebbe un surplus di preoccupazioni e ansie che, come si è tragicamente visto nel recente passato, possono essere spesso foriere di allarmi talvolta eccessivi con il rischio aggiuntivo di possibili degenerazioni e strumentalizzazioni.

In tal senso, peraltro, appare altresì indispensabile, ancora una volta in discontinuità con il famigerato e recente passato, che siano forniti (o resi accessibili sul web) in maniera sistematica e preventivamente cadenzata tutti i dati (anonimi e aggregati) circa i test diagnostici e i casi di positività al COVID-19 riferiti alla comunità penitenziaria.

Per tali prioritarie ragioni, dopo le formali richieste, si rivolge appello alla particolare sensibilità che si è potuta apprezzare in ripetute e diverse circostanze, nonché alla dimostrata apertura al dialogo della S.V. affinché vengano impartite urgentissime direttive nel senso sopra cennato.

Nell’attesa di un cortese cenno di riscontro, molti cordiali saluti.

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