Nota n. 8763 - Come è noto il D. Lgs 10/8/2016 n.177, noto ai più come decreto di razionalizzazione delle funzioni di polizia, ha riorganizzato i servizi navali affidandoli alla Guardia di Finanza e ha contemporaneamente soppresso quello svolto dal Corpo di Polizia Penitenziaria, fatta eccezione per i siti presenti a Venezia e Livorno.
Alla Guardia di Finanza, tra l’altro, affida il compito di supportare la Polizia Penitenziaria per le attività connesse con l’assolvimento dei propri compiti istituzionali, secondo modalità da stabilire con appositi protocolli adottati d’intesa tra i due diversi Corpi, che per il servizio navale non risultano noti.
In ragione di ciò, evidentemente, l’Amministrazione Penitenziaria ha avviato le procedure per la soppressione del servizio presso le sedi di Favignana, Porto Azzurro, Nisida e per la ricollocazione in altri istituti penitenziari del personale interessato.
Noi siamo ovviamente consapevoli del fatto che una normativa dello Stato debba essere applicata, anche se non condivisa, ma siamo altrettanto convinti che se solo ci fosse la volontà di farlo sarebbe possibile per il Governo approvarne una nuova che sani una vera e propria incomprensibile ingiustizia.
Non si capisce, infatti, quale sia la logica che ha determinato la soppressione parziale di un servizio identico in tutti i siti navali della Polizia Penitenziaria, come se il mare e le traduzioni dei detenuti a Livorno e Venezia siano diversi da quello delle altre sedi.
Diciamo questo in ragione del fatto che quel servizio a nostro avviso, doveva rimanere nelle competenze della Polizia Penitenziaria proprio per la una specificità riconducibile prevalentemente al supporto del servizio di traduzione dei detenuti.
A ciò si aggiunga che la soppressione dei predetti siti navali non è nemmeno certo che procurerà alcun vantaggio economico, in quanto le barche siano esse della Guardia di Finanza o della Polizia Penitenziaria comunque dovranno esserci, così come l’equipaggio e le scorte, anzi queste ultime non potranno più essere ridotte approfittando del fatto che i colleghi presenti su di essa potevano essere considerati, in parte, componenti della scorta.
E se, come sembra, invece che con il supporto della Guardia di Finanza le traduzioni verranno effettuate sui traghetti di linea a risentirne saranno principalmente la sicurezza del servizio e dei cittadini che si trovano sui natanti, ma anche i tempi d’impiego con i relativi costi.
In questi casi tuttavia più dell’aspetto economico dovrebbe prevalere quello della sicurezza, “cavallo di battaglia” di questo Governo al punto che loro esponenti (M5S), prima delle elezioni, hanno paradossalmente presentato specifiche interrogazioni parlamentari chiedendo la modifica della normativa ora contestata.
Ciò che chiediamo oggi è solo e soltanto coerenza rispetto alle cose da voi dette e fatte perché altrimenti, come operatori della sicurezza, ma anche e soprattutto come cittadini, non potremmo che indignarci nei confronti di una classe politica che di nuovo avrebbe soltanto i nomi o i simboli.
Sulla base di queste analisi l’auspicio è quello che i destinatari della presente valutino l’opportunità di far sospendere le procedure in atto e contemporaneamente realizzare le condizioni per modificare rapidamente una normativa tanto ingiusta quanto incomprensibile, un provvedimento che in verità non razionalizza nulla, ma anzi genera una inopportuna sovrapposizione di competenze.
Distinti saluti. F.to: Il Segretario Generale Angelo Urso