Nota n. 8551 del 20 luglio 2017 -
Si è fortuitamente appreso dei contenuti della nota 0233176 del 17 luglio u.s. della S.V. con la quale sono state impartite ulteriori indicazioni alle articolazioni periferiche dell’A.P. in relazione a “episodi di violenza posti in atto dai detenuti ai danni del personale sanitario in servizio negli Istituti Penitenziari” e alla “revisione delle procedure di sicurezza in materia di assistenza sanitaria alle persone detenute”.
Da lungo tempo, com’è certamente noto alla S.V., l’Organizzazione Sindacale che mi pregio di rappresentare denuncia l’eccessivo e progressivo surriscaldamento del clima all’interno dei penitenziari e il dilagare delle aggressioni da parte dei ristretti nei confronti della Polizia penitenziaria, nonché – in generale – degli operatori tutti.
Non sorprende, dunque, che anche il personale sanitario abbia lamentato e lamenti analoghe criticità.
Nondimeno, la circostanza che pure dette figure, ossia quelle più direttamente preposte alla cura e alla salvaguardia della salute e del benessere psicofisico dei reclusi, siano frequentemente oggetto di aggressioni dovrebbe indurre a profonde riflessioni finalizzate anche al complessivo ripensamento e alla reingegnerizzazione dei modelli organizzativi, operativi e delle procedure di sicurezza non solo in materia di assistenza sanitaria.
È di tautologica evidenza, a parere di chi scrive, che in un sistema in cui le aggressioni sono molteplici, quotidiane, di particolare violenza e rivolte indiscriminatamente non solo verso operatori della sicurezza, ma persino nei confronti di quelli del trattamento e dell’assistenza sanitaria, vi debba essere un vizio di origine che ne determina il malfunzionamento sino alla produzione di effetti del tutto opposti a quelli che si vorrebbero ottenere.
Anche al di là degli obblighi del datore di lavoro di tutela dell’incolumità psico-fisica e in materia di sicurezza dei propri dipendenti che discendo pure dal D.Lgs. n. 81/2008, si pone allora forte l’esigenza di organizzare e assicurare il comune, sicuro e ordinato svolgimento delle quotidiane attività nell’ambito dei circuiti penitenziari mirando compiutamente al perseguimento degli obiettivi istituzionali, anche nel pieno rispetto della Carta costituzionale la quale non può essere richiamata solo parzialmente e strumentalmente a seconda delle tesi che si vogliano avvalorare.
Analogamente, appare palese che per arginare i fenomeni involutivi di cui si discute non possano bastare repressione e deterrenti, ma vada messa in campo – si ribadisce – una radicale rimodulazione dei protocolli e delle procedure d’organizzazione e prevenzione.
Per conseguire ciò, peraltro, non si crede si possa fare a meno di tener conto delle esigenze e della visione degli attori che in primis debbono attuare e garantire la corretta esecuzione di detti protocolli e procedure, vale a dire della Polizia penitenziaria.
Per quanto accennato, in aderenza al senso di responsabilità che da sempre è patrimonio della UILPA Polizia Penitenziaria, si invita nuovamente la S.V. a porre in atto ogni iniziativa di competenza finalizzata al reale perseguimento di obiettivi di sicurezza, ordine e disciplina – intesi nell’accezione più nobile e finalizzati a garantire il regolare svolgimento della vita penitenziaria in compiuta coerenza con il dettato di cui alla art. 27 della Costituzione – anche prevedendo un apposito tavolo di confronto, pur senza natura negoziale, con le organizzazioni sindacali.
Nell’attesa di un cortese e urgente riscontro, molti cordiali saluti. F.to: Il Segretario Generale Angelo Urso