nota n°56 del 03.04.17 della Segreteria Regionale Lombardia al Provveditore Regionale A.P. Lombardia - È appena qualche giorno che avevamo segnalato il gravissimo declino registrato presso la maggior parte delle mense degli istituti ad opera della ditta uscente in scadenza di contratto. Gravi criticità per le quali si attende ancora di conoscere che tipo di provvedimenti sono stati assunti.
Oggi siamo ancora chiamati ad intervenire in relazione alla nuova ditta, aggiudicataria dell’appalto (di cui non si conosce nulla) con decorrenza 01.04.2017, per rappresentare che, parafrasando un vecchio proverbio, se “il buongiorno si vede dal mattino”, abbiamo motivo di ritenere che per il personale della Lombardia è iniziata una “giornataccia”.
Nonostante le segnalazioni ricevute dal personale, sin dal primo giorno di insediamento, prima di sollevare il problema, abbiamo scelto di aspettare qualche giorno per monitorare sulle somministrazioni. La speranza era quella che tutto potesse essere riconducibile a questioni organizzative e/o alle solite difficoltà di insediamento.
Ad oggi, ahinoi, le doglianze del personale si stanno intensificando e diventano sempre più dettagliate: sono significativamente diminuite le quantità delle pietanze, si sono ridotte le alternative sia dei primi che dei secondi, la frutta è in quantità limitata e, su quello che c’è, le percentuali di somministrazione sembrano essersi ridotte al minimo. In taluni casi, sembrerebbe a rischio addirittura la fornitura dell’acqua (è prevista per il 60% degli aventi diritto).
Orbene, noi non conosciamo gli estremi del contratto stipulato dall’Amministrazione, perché è un argomento contrattualmente sottratto dalle competenze sindacali. Se però questi sono i presupposti, rileviamo solo che persiste una chiara e costante incapacità dell’Amministrazione (o di coloro che valutano sull’assegnazione dell’appalto), di garantire al proprio personale un servizio mensa, degno di tale nome.
E’ noto come il contratto sia figlio di un ulteriore ribasso rispetto al prezzo unitario di quello precedente che, giova ricordare, era stato già ribassato. Nell’anno 2014 l’appalto assegnava un prezzo unitario per pasto pari a € 4,75 (esclusa iva). Quello attuale prevede il pagamento di € 4,368, per ogni pasto somministrato. Come si può pretendere di migliorare o mantenere la qualità pagando meno? E’ chiaro che se si continua a giocare al ribasso, risparmiando sulle spalle del personale, domani non dovremo stupisci se le ditte arriveranno a somministrare “pane e acqua”.
Per quanto sopra, nel sollecitare quanto più informazioni possibili sulle condizioni del contratto, si chiede di far sentire subito la “presenza” dell’Amministrazione, ovvero l’altra parte che ha firmato l’accordo e che dovrebbe rivendicarne il rispetto. E’ fin troppo ovvio che se si sceglie di tollerare sin dall’inizio, si diventa complici e domani non potremo più lamentarci.
L’occasione appare propizia per riproporre l’idea di chiusura della mense, soprattutto quelle medio-piccole o in difficoltà, e di riconoscere il buono pasto a tutto il personale avente diritto. Peraltro, l’abilitazione degli spacci a ricevere i buoni pasto, più volte chiesta dalla scrivente Organizzazione, garantirebbe anche una preziosissima entrata per le casse dell’Ente di Assistenza, la cui crisi è nota a tutti. In attesa di urgente riscontro, cordiali saluti. F.to Il Segretario Generale Lombardia Gian Luigi Madonia