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In questi ultimi mesi, anche in barba alla “cristallizzazione” delle posizioni disposta dal Capo del DAP, si sta assistendo ad un fervido  viavai  all’interno del Provveditorato della Calabria , spostamenti repentini di personale da un Ufficio all’altro, una pletora di diaspore, discutibili impieghi con missione,   dubbi provvedimenti di distacco, come dire una sorta di bradisismo continuo che alla fine non potrà che peggiorare ulteriormente lo stato dei luoghi già abbondantemente precario.

Sembra rispondere, nella gestione  e mobilità del personale dei vari ruoli, al principio di Autodichia. Un principio forse inizialmente  nobile, ma che nel tempo è diventato solo deleterio. La circostanza di non dover rispondere a nessuno per le scelte errate, non condivisibili e non prodromiche di risultati positivi ne è l’esempio.

I nuovi scenari – su cui haimè si sperava -  legati  all’avvicendamento del Provveditore non hanno portato purtroppo mutamenti  tali da poter tracciare una linea di confine con il disordine ereditato, continua  invece a persistere una sorta  di confusione i cui riflessi seguitano ad essere poco producenti per le risicate economie degli Istituti penitenziari della Calabria.

Un disegno imperscrutabile quello del Prap su cui è difficile addentrarsi  poiché nei suoi meandri c’è il rischio di smarrirsi , ma  quel che preoccupa non sono solo  le espoliazioni operate e quelle incipienti  quanto piuttosto i rischi legati alla sicurezza degli istituti che con tali scelte  risulta essere oramai minata e consequenzialmente anche alle  inevitabili ricadute  negative per i diritti di quel personale che sembrava si volessero tutelare.

Le scelte unilaterali, le deroghe al confronto,  il mancato rispetto delle relazioni sindacali, tutti elementi  che non possono che accentuare le distanze  tra quanto si afferma e quanto si concretizza.

Volendo operare una analisi sulla situazione degli Istituti in Calabria negli ultimi anni si può tranquillamente affermare che solo grazie ad elementi esterni – sentenza Torreggiani -  si è colto un segnale positivo rispetto al deterioramento dell’ambiente detentivo. La relativa deflazione della popolazione detenuta in effetti ha portato un miglioramento nelle carceri calabresi. Per il resto nulla è stato fatto, soprattutto sul grave problema delle inadeguatezze degli organici. Sotto questo profilo invece la riorganizzazione degli Istituti operata in Calabria ha acuito tale problema ed ancora oggi se ne subiscono gli effetti.  Penitenziari  come Reggio Calabria Arghillà, Catanzaro e Crotone non hanno più lacrime da piangere, tanti e tali sono le complicazioni che li affliggono. Se a ciò si aggiunge che il modo di agire del Prap per risolverle sia simile all’atteggiamento di chi procede a tentoni, si comprende quanto drammatica sia la situazione.

Non si adottano situazioni pragmatiche ed efficaci dove il prevenire dovrebbe essere  la condizione per agire ma si procede con provvedimenti tampone ed inutili.

Dopo aver avuto un atteggiamento oscurantista sotto il profilo dei distacchi in Calabria, oggi si procede in maniera inversa. All’improvviso sono emerse diverse situazioni di personale che, presumibilmente vantando situazioni di tutela, hanno richiesto di poter essere distaccate presso la Casa Circondariale di Crotone.  Sarà un caso ma almeno tre sottufficiali provenienti da Siano sono stati distaccati presso quell’ Istituto e se non fosse stato che altro personale appartenente ad altri ruoli non avesse ritirato  la propria richiesta di distacco, probabilmente sarebbe stato più alto il numero dei distaccati presso quella struttura  e stante la provenienza – Siano - avrebbero inciso ancor di più  - rispetto a quanto incidono - sulla sicurezza del più grande Istituto penitenziario della Calabria.  Anche tale aspetto sarebbe da  approfondire poiché prima ancora che i distacchi avvenissero, il personale di Catanzaro proveniente dalle zone di Crotone  - forse usando la scienza dei tarocchi – aveva previsto la possibilità che i distacchi verso quell’Istituto potessero avere esiti positivi. 

Non può che plaudire comunque all’attenzione posta nei confronti del personale distaccato, ricordando che i “  benefici “ dovrebbero caratterizzarsi per il requisito della temporaneità.

Tuttavia  l’impressione è che nei confronti dell’Istituto di  Catanzaro sia in atto una sorta di attività venatoria.  Una sottrazione sistematica e frequente di personale appartenente a vari ruoli e qualifiche che determinano incertezza e mettono in ginocchio la sicurezza.

Peraltro, oltre che incomprensibile, sarebbe pure ingiustificabile la ricorrente circostanza che vengano prelevate unità dall’Istituto di Catanzaro quando, proprio in considerazione delle inadeguatezze del suo organico, nel medesimo istituto vengono distaccate dal Dap circa 18 unità per le gravi problematiche.

 

Il leitmotif  è sempre lo stesso: prelevare inusitatamente dalla Banca esangue e  con un conclamato  bilancio in negativo del Carcere di Siano, peraltro con un vorticoso ed incomprensibile giro, in cui l’indennità di missione ne è la protagonista.

Personale dei vari ruoli di Siano vengono distaccati al Prap,  dal Prap vengono poi  inviati in missione in altri Istituti con relativo autista e da altri Istituti personale civile con le medesime mansioni ma in servizio di missione viene distaccato presso l’Istituto di Catanzaro. Tale operazione oltre a non avere i requisiti della efficacia e della efficienza, non risponde nemmeno a requisiti di contenimento della spesa pubblica.

Purtroppo, nonostante abbia portato qualche ventata di novità di cui si avvertiva il bisogno, il nuovo pluri-Provveditore, atteso anche il poco tempo che dedica a questa sfortunata regione,  non è riuscito a dare quella scossa al sistema che ci si aspettava.  La Calabria è una terra complessa e gli Istituti penitenziari ne sono lo specchio. Si avverte  la necessità di avere un Provveditore in pianta stabile, con una squadra qualificata,  che possa veramente portare quel cambiamento che da anni si attende.

SEGRETARIO REGIONALE

Salvatore Paradiso

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