Quale O.S. maggiormente rappresentativa del personale penitenziario riteniamo dover intervenire in merito ad alcuni articoli di stampa riguardanti l’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, riportanti dichiarazioni rilasciate da parlamentari in visita al predetto istituto.
Istituto che è bene precisare, in questo momento, ospita oltre 340 utenti anziché dei 180 previsti. Gli operatori di Polizia Penitenziaria, di contro, da diversi anni sono in sott’organico. Una recente direttiva, tra l’altro, non prevede nuovi incrementi in quanto struttura interamente manicomiale.
La commissione Parlamentare che ha visitato di recente l’Istituto ha ritenuto riferire, in alcune interviste, di un “Istituto ottocentesco”, di “ pazienti ammassati otto o nove per stanza”, di “odori nauseabondi” e di condizione igieniche precarie. Ed anche : di aver visto delle bottiglie nel water per tenerle al fresco, di aver trovato un paziente legato al letto e di aver trovato il personale di Polizia Penitenziaria in “ tenuta antisommossa “.
E’ dunque lecito domandarsi cosa sia cambiato negli ultimi anni, se oggi l’OPG di Barcellona non è più all’avanguardia e modello da imitare .
Basterebbe poco per rendersi conto (e capire) che un Istituto che può ospitare al massimo 180 ricoverati e che ne contiene 340 , è necessitato obtorto collo ad allocare otto o nove ricoverati per stanza.
Gli odori nauseabondi, purtroppo, appartengono alla quotidianità ed alla routine di una struttura come può essere un OPG. E’ comprensibile, quindi, che chi vi entra per la prima volta paga un “ dazio olfattivo”, proprio come tutti gli operatori che tale dazio pagano ogni giorno.
Ed è quindi consequenziale riferirsi alla penuria di fondi . Di fatto questa è l’essenza del problema: la drammatica carenza di risorse sui vari capitoli. Dalla manutenzione, alle mercedi. Tuttavia i lavori di pulizia sono sempre garantiti, per quello che si può e con gli strumenti disponibili. E’ pur vero che basterebbero pochi soldi per tinteggiare con la dovuta frequenza le pareti delle sezioni e delle stanze dei ricoverati.
Non ci risulta, invece, che i ristretti dell’OPG usino ordinariamente il water per il raffreddamento delle bevande. Quanto visto, quindi, è certamente un caso isolato.
Per quanto concerne il detenuto trovato legato al letto, pur non volendo entrare in aspetti sanitari, è notorio che nell’istituto barcellonese non si fa uso improprio o frequente dei mezzi di coercizione. Solo in casi eccezionali vi si ricorre, alla stregua di un TSO. In ogni caso in osservanza alle vigenti normative.
Non sarà un caso se nonostante il superaffollamento e l’aggravio di lavoro, non si registrano aumenti di suicidi, di atti di autolesionismo o aggressioni fra ricoverati.
Noi della UIL PA Penitenziari abbiamo, da tempo, lamentato che le unità di Polizia Penitenziaria sono costrette ad occupare, contemporaneamente, più posti di servizio e che l’organico diminuisce sempre più. Ne deriva che il personale è impegnato in turni insostenibili, su tre quadranti giornalieri.
Riferirsi poi a personale in “ tenuta antisommossa “ fa sorridere. Perchè è praticamente impossibile: Barcellona non dispone nemmeno delle unità per accompagnare i ricoverati negli uffici… ! Evidentemente la “tuta di servizio ordinaria” è usata in luogo delle divise consunte e consumate che non vengono sostituite ed approvvigionate.
E’ però necessario sottolineare come gli operatori di Polizia Penitenziaria abbiano il merito di aver acquisito, nel tempo, una formazione base sugli elementi della psichiatria. Ciò li rende duttili nell’assolvimento (ed oltre) del proprio mandato. Basti ricordare che fino a quando è stato possibile un nucleo d’operatori penitenziari si occupava giornalmente del trattamento : il NAT (Nucleo Attività Trattamentale). Un esperimento forse unico nel panorama penitenziario italiano.
L’OPG di Barcellona potrebbe pagare un conto salato dal fatto di essere l’unica struttura di genere in Italia dove non è stato ancora recepito il DPCM del 2008. Nell’attesa che
In tale occasione tutti gli autorevoli relatori concordarono nell’indicare che l’applicazione del DPCM avrebbe diminuito la presenza dei ristretti, limitandola solo a quei soggetti che non avrebbero potuti essere rimessi in libertà. Così come si concordò sull’ipotesi di una riconversione della struttura : da OPG a struttura polifunzionale propedeutica anche ad uno sfollamento di altre strutture penitenziarie della provincia messinese.
Evidentemente si affermano delle criticità, la cui genesi non può non essere riportata ad una disattenzione della politica e dei politici verso l’universo penitenziario. E’ del tutto evidente che una più accorta politica penitenziaria consentirebbe agli amministratori , ancor più, di garantire condizioni civili e umane di detenzione. Ed agli operatori di lavorare in ambienti salubri e con la garanzia di poter fruire dei propri diritti elementari.
Cordiali saluti,
Francesco BARRESI