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Nota n. 10.202 - Il diritto al riconoscimento dell’indennità di cui in oggetto agli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, sin dalla sua introduzione, ha dato luogo a molteplici e spesso contraddittorie interpretazioni e reinterpretazioni, non di rado in senso restrittivo.

         Negli anni 2016/2017, peraltro, nel corso dei lavori in sede tecnica per il rinnovo dell’Accordo Nazionale Quadro, poi sospesi e solo recentemente ripresi, il Vice Capo del DAP pro-tempore si era impegnato a definire il tema in quell’ambito.

         L’argomento, inoltre, è stato più volte sviscerato anche dalla giustizia amministrativa e alcuni aspetti, quale, ad esempio e solo per citarne uno, la mera presenza di detenuti per almeno tre ore in ambienti esterni alla cinta muraria in cui prestino servizio operatori del Corpo per far sorgere, in favore di questi ultimi, il diritto di cui si discute (cfr., ex plurimis, Consiglio di Stato, parere n. 1227/2009; TAR Lazio, sent. 12601/2022; TAR Lazio, sent. n. 00160/2023), sembrano ormai consolidati.

         Per quanto accennato e per come ripetutamente rappresentato anche a margine di riunioni con la S.V., si richiede un attento riesame della disciplina interna della materia al fine di unificare in una sola direttiva (“testo unico”) le numerosissime circolari e disposizioni sinora emanate, con un’esegesi coerente con il volere delle parti contraenti gli Accordi da cui trae origine, e affinché venga conformata agli arresti giurisprudenziali richiamati.

         Sarebbe, peraltro, certamente utile un confronto preliminare, pur senza natura negoziale, con le Organizzazioni Sindacali aventi titolo.

         Nell’attesa, molti cordiali saluti.

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