Comunicato stampa - ROMA 19/03/2020 – “Il decreto-legge Cura-Italia, sui cui contenuti deludenti per quel che riguarda le carceri e il Corpo di polizia penitenziaria ci siamo già espressi, ha fra l’altro confermato la sospensione dei colloqui dei detenuti fino al prossimo 22 marzo, come già previsto dal decreto-legge n. 11/2020. Possiamo ovviamente ipotizzare che il Governo abbia in mente, magari a mercati chiusi, di prorogare questa e altre misure con un apposito DPCM, ma al di là delle supposizioni servono urgenti chiarimenti”.
A richiederli è Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale, che spiega: “mentre si prospetta la proroga e, in qualche caso, addirittura l’irrigidimento delle misure adottate nei confronti di tutti i cittadini per il contenimento della pandemia da COVID-19, ivi compresa la chiusura delle scuole, sarebbe paradossale consentire i colloqui in luoghi di promiscuità per antonomasia, come appunto le carceri. Specie, poi, in questo frangente in cui aumentano ora per ora i casi di positività al nuovo coronavirus, sia fra i detenuti sia fra il personale dei diversi ruoli, e continua a esserci fortissima penuria di dispositivi di protezione individuale”.
“Ma come si penserebbe – incalza il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – di poter osservare le prescrizioni in atto, con particolare riguardo alle cc.dd. distanze sociali, in luoghi dove si vive stipati e gli assembramenti dei familiari dei detenuti in attesa di essere ammessi ai colloqui sono una costante?”
“Soprattutto – evidenzia ancora De Fazio – si rischierebbe d’incorrere in un paradosso esplosivo, ossia il ripristino teorico dei colloqui, ma l’impossibilità concreta per molti di effettuarli, specie per i reclusi in luoghi diversi da quelli di origine, attesi i divieti di spostamento e l’indisponibilità di mezzi di trasporto. Se a questo si aggiunge che con il ripristino dei colloqui decade la possibilità di effettuare telefonate e collegamenti telematici aggiuntivi rispetto a quelli ordinari, le restrizioni rischiano di essere addirittura peggiori, con tutto ciò che ne potrebbe derivare”.
“Non percependo ancora alcun segnale compiutamente tangibile ed efficace del ministro Bonafede – conclude il sindacalista – ci appelliamo dunque, per l’ennesima volta, al Presidente del Consiglio Conte affinché favorisca un chiarimento immediato”.