Urso, segretario generale: “oggi abbiamo preso atto che i proclami e gli sforzi dell’allora Ministro della Giustizia di recuperare unità di Polizia ai servizi operativi è miseramente naufragato perché mancano all’appello 1.649 unità impiegate in compiti e funzioni che non ci appartengono e non si sa bene quali siano”.
Nuovo Governo e nuovo Ministro della Giustizia si sono subito dimostrati attenti e sensibili alla situazione carceraria e all’emergenza che vive ogni giorno la Polizia Penitenziaria con attestati di stima e di vicinanza in occasione di recenti eventi critici, pur tuttavia al DAP sembra non ci sia alcuna voglia di dare un segno tangibile di cambiamento.
“Oggi si è svolto un confronto per definire gli incrementi da realizzare negli istituti penitenziari a seguito dell’immissione in servizio di circa 1.300 agenti neo assunti – afferma il sindacalista - e al Dipartimento, in attesa del nuovo Vice e Capo DAP, sono stati capaci di sconfessare sé stessi. Le piante organiche da loro determinate hanno una capienza, l’organico è pieno e loro cosa fanno? si inventano artifizi per mandare unità in Regioni dove non potrebbero perché l’organico è colmo e limitano gli incrementi dove invece le carenze raggiungono livelli allarmanti”.
“Delle due l’una o le piante organiche sono sbagliate e loro evidentemente non sanno ciò che fanno perché le hanno realizzate poco meno di 8 mesi fa – aggiunge il segretario della UIL PA P.P. - oppure c’è la volontà di favorire alcune realtà a discapito di altre. Per questo ritengo sia urgente e necessario un confronto tra il Ministro della Giustizia e le organizzazioni sindacali, in modo che non si creino situazioni irrisolvibili prima dell’insediamento dei nuovi vertici”.
“Il momento è sconfortante sotto tanti, troppi punti di vista – sostiene ancora la UIL - gli eventi critici sono aumentati a dismisura non solo nei numeri ma anche nella gravità (ad es rivolta ad Ariano Irpino e olio bollente sul viso ad un agente a Sulmona di recente), le strutture presentano tante criticità e il personale continua a diminuire. Serve capire bene e in fretta quali sono gli indirizzi politici e gli obiettivi da raggiungere”.
Sui tagli, sugli eventi critici e sulle inefficienze del sistema abbiamo più volte detto e scritto in passato, ragione per cui ora concentriamo la nostra attenzione sulla drammaticità dei numeri che, è bene sottolinearlo, scontano il taglio lineare di circa 4.000 unità operato dal precedente Governo. Numeri che non vanno nemmeno commentati perché purtroppo parlano da soli:
“Organici agenti e assistenti, sovrintendenti e ispettori previsti 41.202, organico amministrato 37.378, organico effettivamente presente nelle carceri 33.098 (compresa giustizia minorile) con un deficit di 4.280 unità. Di queste ultime, anche ammesso che l’organico di uffici centrali e servizi sia completo (2.631 unità), ne mancano all’appello 1.649 che non si sa bene dove sono e cosa fanno”.
L’allegata tabella, distinta per provveditorati riassume le percentuali di carenza e dimostrano come a pagarne dazio siano sempre e soltanto i soliti noti: rispetto all’attuale dotazione organica mancano all’appello 555 unità in Sicilia, 504 in Sardegna, 583 in Calabria, 713 nel Lazio, 592 in Toscana, 752 in Emilia Romagna, 866 in Lombardia, 496 nel Triveneto e 602 in Piemonte.
“Ma quelle reali sono molte di più perché non è che in Puglia, in Campania o nelle altre Regioni si stia e si lavori meglio; non è che non manchi il personale perché in realtà serve recuperare le 4.000 unità tagliate dal precedente Governo e un piano di assunzioni straordinarie – chiosa Urso - poiché in ragione di una (Ir)razionalizazione delle Forze di Polizia si sono operati tagli in un contesto in cui paradossalmente per ottimizzare sono stati costruiti nuovi carceri, nuovi padiglioni detentivi e ci sono stati affidati nuovi compiti”.