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Nel momento in cui parte un nuovo progetto o si realizza un importante cambiamento come quella della modifica dell’ordinamento penitenziario logica vorrebbe che i principali protagonisti di quel cambiamento fossero quantomeno coinvolti nei processi decisionali.

A dichiararlo è Angelo Urso segretario generale della UIL PA Polizia Penitenziari il quale afferma che alcuni profili di proprio interesse sono contenuti in una nota già trasmessa alle commissioni giustizia di Camera e Senato che, tuttavia, non sembrano aver sortito effetti rispetto alle modifiche auspicate.

Pur premettendo che l’intento del Governo sia quello di realizzare regole che garantiscono e accrescono il livello di civiltà della pena e delle condizioni di vita detentiva – continua il segretario della UIL PA PP - non possiamo evitare di esprimere le nostre preoccupazioni per un provvedimento che sta per approdare in Consiglio dei Ministri e che rischia di alterare i già precari equilibri esistenti nelle carceri, complicando l’attività degli operatori penitenziari ed in particolare della Polizia Penitenziaria, le cui condizioni di lavoro da tempo sono insostenibili e insopportabili.

Alterare le regole andando ad incidere sulla condizione detentiva di coloro che sono sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis, collegati alla criminalità organizzata o autori di gravi reati; sottrarre o limitare il parere della DDA rispetto all’attualità dei collegamenti e concentrare maggiori poteri sulla magistratura di sorveglianza e sugli operatori penitenziari – aggiunge Urso -  ad organici invariati e senza trovare una soluzione affinché si garantisca la riservatezza degli atti prodotti, rischia inopportune quanto evidenti pericolose esposizioni degli operatori penitenziari.

Ben vengano le riforme, le evoluzioni del sistema penitenziario e del quadro normativo di riferimento ma queste dovrebbero essere accompagnate da un provvedimento che riformi anche gli organici, le funzioni e le responsabilità della Polizia Penitenziaria, solo così si potrà realizzare un clima di serenità tutt’altro che presente oggi all’interno delle carceri.

Le aggressioni nei confronti dei poliziotti, le risse, gli eventi critici e i reati al loro interno – prosegue il sindacalista-  negli ultimi anni, sono triplicate, aumentate di pari passo all’incremento delle evoluzioni e delle libertà di movimento concesse ai detenuti, a dimostrazione di quanto sia difficile conciliare regole di civile convivenza all’interno di un luogo dove la “libertà” non è apprezzata e apprezzabile da tutti. E certo non aiuterebbe il profilato aumento di attività burocratiche (verbalizzazione perquisizioni) dato che il poliziotto penitenziario, solo e senza un adeguato rapporto detenuti/agenti (mai quantificato fino ad ora da nessuno), già oggi fatica a rispettare le numerose incombenze richieste (registrazioni, annotazioni, telefonate, comunicazioni, notifiche ecc..).

Queste cose si possono fare – afferma ancora Urso- solo con una riforma complessiva del sistema penitenziario e a tal proposito una opportunità è appena stata sprecata in occasione della recente razionalizzazione conseguente la c.d. legge Madia. Noi della UIL pensiamo sia giunto il momento che il Governo realizzi un atto di fiducia nei confronti della Polizia Penitenziaria e gli riconosca l’importanza che merita attraverso una riforma radicale che gli consenta pure l’accesso alla Dirigenza penitenziaria.

Non è un caso – conclude il leader della UIL PA PP - il titolo che abbiamo voluto dare al nostro congresso nazionale “Polizia Penitenziaria, un futuro da conquistare” che si svolgerà a Salerno il 28/29/30 marzo 2018 e dove si discuterà appunto di prospettive future.  E per questo auspichiamo che il CDM, convocato per giovedì prossimo, voglia rinviare la pubblicazione dei decreti attuativi con l’indicazione di collocarli all’interno di una riforma complessiva del sistema penitenziario.

 

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