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Roma, 13 luglio 2017“Ancora una triplice evasione nel sistema penitenziaria italiano, che se non fosse avvenuta appunto in Italia dovrebbe indurre a profonde riflessioni e ad azioni consequenziali”.

         Questo il primo commento di Angelo Urso, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, alla notizia dei tre detenuti evasi stanotte dalla Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Urso poi spiega: “ormai è uno stillicidio, un susseguirsi quotidiano di eventi critici in un sistema autoreferenziale che, avvinghiato intorno a se stesso, non riesce a riformarsi, a meno che  – aggiunge sarcastico – non si vogliano deflazionare le carceri attraverso l’evasione dei reclusi. Denunciamo peraltro ogni giorno eventi critici di estrema gravità e di varia natura, ma le nostre grida di allarme rimangono completamente inascoltate al pari delle richieste d’aiuto.”

 Altro che carceri allo sbando, come abbiamo scritto solo pochi giorni fa al Ministro della Giustizia - leggi qui.

“Quelle di Barcellona Pozzo di Gotto – incalza il leader della UIL – sono evasioni annunciate. Io stesso, solo il 22 marzo u.s., dopo un sopralluogo effettuato presso la struttura, che anticamente ospitava un OPG ed è stata recentemente convertita in Casa Circondariale, avevo riscontrato molteplici deficienze nel sistema di sicurezza e organizzativo, tanto che avevo indirizzato una missiva ai vertici del DAP in cui, fra l’altro, avevo testualmente scritto:  ‘… Così come appare un controsenso l’attuale ristrutturazione in economia del carcere, perché si limita ai soli reparti detentivi, trascurando il muro di cinta, i cancelli di sbarramento, i sistemi di sorveglianza remota e quant’altro utile a garantire la sicurezza di un istituto che presenta non poche défaillance. …. Se si pensa che stanotte i tre detenuti pare siano evasi semplicemente deformando le sbarre di una finestra e scavalcando il (basso) muro di cinta, mentre gli ambienti esterni erano al buio e non sorvegliati neppure in remoto, quanto avevo denunciato si è rivelato fin troppo facilmente profetico. Per non parlare poi degli operatori di Polizia penitenziaria che, nel contesto di organici complessivamente e specificamente inadeguati, anche stanotte erano ridotti al lumicino con pochissime unità impiegate in molteplici e concomitanti incarichi, mentre continuano ad essere centinaia, se non migliaia, le unità distratte in compiti non istituzionali al di fuori delle carceri”.

“A questo punto – conclude Angelo Urso – invito il Ministro Orlando e i vertici del DAP ad aprire un tavolo di confronto permanente, rinviando eventuali ferie già programmate, per mettere a punto una riorganizzazione dei processi e dei protocolli operativi in parallelo e quasi a ‘compensazione’ della pseudo riforma del DAP che arranca da due anni e sembra per lo più incentrata a determinare l’occupazione di caselle di potere, anziché l’efficienza e l’efficacia del sistema. D’altronde con l’introduzione nell’ordinamento del reato di tortura da un lato e un’organizzazione simile a una discreta groviera dall’altro, dopo aver subito i tagli organici della ‘legge Madia’, la Polizia penitenziaria non è disposta e continuare a rimanere inerme nel mezzo e a rappresentare l’agnello sacrificale delle inefficienze. Ci vuole una svolta e se non si è capaci di imprimerla occorre prenderne e darne conto”.

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