Una delegazione della UILA PA Polizia Penitenziaria ha effettuato un sopralluogo all’interno del Nuovo Complesso di Roma Rebibbia per verificare lo stato dei luoghi e di lavoro in cui opera la Polizia Penitenziaria.
“l’Istituto evidentemente presenta i segni del tempo che passa – dichiara Angelo Urso Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – e i relativi ambienti di conseguenza presentano una certa precarietà resa accettabile solo dall’impegno profuso dalle autorità locali e dal personale”.
Apparati di automazione dei cancelli più o meno inesistenti, impianti di sorveglianza remota inadeguati e insufficienti, nonché la grave carenza di organico sono una preoccupante costante.
“Il primo posto di servizio dell’istituto è l’emblema di quella che è la gravita della situazione - continua Urso - e mi riferisco alla portineria dove una sola unità dalle ore 8.00 alle ore 12.30 odierne ha dovuto gestire il controllo dei documenti d’identità, verificare la regolarità dell’accesso e procedere alla registrazione di circa 470 persone che hanno avuto accesso in istituto, oltre ai dipendenti che entrano ed escono dal carcere. Giusto per fare un confronto basti pensare che nelle vicine portinerie del DAP e del Ministero della Giustizia operano come minimo 3 unità ciascuno”.
Nei reparti detentivi la situazione non è certo migliore perché in ogni piano dove sono presenti tre sezioni (50/60 detenuti ognuna) nella migliore delle ipotesi lavorano mediamente due agenti
“E’ del tutto evidente che la situazione così com’è non può andare avanti all’infinito – prosegue il sindacalista – non si può continuamente caricare sulle spalle del Direttore, del Comandate ma soprattutto della Polizia Penitenziaria le incapacità e le inefficienze di un sistema penitenziario allo sbando. Al DAP pensano a come sistemare le unità impiegante nei palazzi del potere e in sevizi extra-moenia, mentre nelle carceri si scoppia! All’ora nessuno deve meravigliarsi se poi i detenuti scappano”.
I numeri sono impietosi: la pianta organica prevede la presenza di 992 unità; ne sono amministrate 913, ma sono presenti 735 (607 in carcere e 128 all’NTP). All’appello mancano quindi 277 unità!!
“Mentre nei predetti palazzi del potere – conclude Urso – ci sono il doppio delle unità previste a Rebibbia 607 uomini e donne della Polizia Penitenziaria devono far fronte a 1.400 detenuti e altre 128 unità alle necessità di giustizia, ai trasferimenti tra carceri ed altro ancora, vale a dire dall’inizio dell’anno 2.104 traduzioni che hanno spostato 5.300 detenuti con l’impiego di 5.257 unità di personale. E’ da rilevare che il dato non comprende i numerosi detenuti tradotti in luoghi esterni di cure per esigenze sanitarie.”
Facciamo appello al Governo e al Ministro della Giustizia affinché pongano la dovuta attenzione ad un sistema in stato di emergenza e determinino le condizioni per le quali il DAP realizzi una reale razionalizzazione del personale e un quadro di regole eque e trasparenti.
Angelo Urso