ULTIM’ORA del 25 novembre 20 - ore 15.30 Ergastolano evade da Pavia
Un ergastolano di circa trent’anni di origine pugliesi, appartenente alla Sacra Corona Unita , detenuto a Pavia è evaso intorno alle 13.00 mentre si recava nella palestra del carcere. Il detenuto ha approfittato di un cantiere posto all’interno dell’istituto per la costruzione di un nuovo padiglione dove ha usato una scala colà lasciata incustodita ed appongiandola al muro di cinta si è allontanato di corsa.
Il fatto è stato reso noto da Gialuigi Madonia, Vice Segretario regionale della Lombardia della UIL PA Penitenziari
DICHIARAZIONE Stampa di Eugenio SARNO - Segretario Generale UIL PA Penitenziari
La facilità con cui l’ergastolano mafioso è scappato via potrebbe sembrare surreale e forse è davvero così per chi non conosce o si ostina a guardare all’universo penitenziario con superficialità e incompetenza. Noi abbiamo in tempo e per tempo lanciato l’allarme. Inascoltati. Avevamo a chiare lettere denunciato che le attuali condizioni impediscono non solo qualsiasi percorso riabilitativo quant’anche impediscono alla polizia penitenziaria di esercitare il precipuo compito di sorveglianza. Ora il Capo del DAP, il Ministro Alfano e lo stesso Maroni non sfuggano alla proprie attribuzioni scaricando sulle spalle dei più deboli quelle responsabilità che attengono direttamente a loro. Se Alfano non è capace di rivendicare con forza all’interno del Governo quelle risorse necessarie per recuperare fondi e personale ne tragga le conseguenze. Ora vada in TV e spieghi agli italiani che ci sono 27mila detenuti in più del possibile, che ergastolani e mafiosi sono custoditi in carceri insicure e con poche decine di uomini o di donne . Dica chiaramente che questi insuccessi , che umiliano quel personale che garantisce per quello che può la tenuta del sistema, sono l’inevitabile risultato della scriteriata politica dei tagli lineari operati da Tremonti. Se ne ha la forza chieda scusa agli italiani . Ora è chiaro che la questione penitenziaria è anche, se non soprattutto, una questione di ordine pubblico. Lo ripetiamo soprattutto a Maroni.