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Comunicato Stampa del 23 Novembre  2010

Carceri – UIL : La situazione va ben oltre l’emergenza

“ Negli ultimi cinque giorni abbiamo registrato il 59° suicidio in cella di un detenuto (Foggia), il ferimento di cinque agenti penitenziari ( Sulmona) da parte di un internato psicotico( nel 2010 ammontano a  247 gli agenti penitenziari aggrediti e  feriti con prognosi superiore ai cinque giorni)  e il ritrovamento di ben tre cellulari e sei sim card al carcere  Due Palazzi” di  Padova . Ci pare abbastanza per rilanciare l’allarme sicurezza nel sistema carcerario italiano. Senza dimenticare che a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 43mila posti, oggi i detenuti presenti nelle nostre degradate e fatiscenti prigioni assommano a circa 70mila “

Dopo un tour di visite in alcuni istituti penitenziari, effettuate in questo mese, ( Cagliari, Taranto, Lecce, Ancona) il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari rilancia l’allarme sull’emergenza penitenziaria

“ E’ lampante che la quasi totalità delle strutture penitenziarie , fatto salve rarissime eccezioni, si connota per degrado, inciviltà, incuria e pericolosità. D’altro canto con un patrimonio immobiliare costituito dall’80% di istituti costruiti due secoli fa se non si investe nella manutenzione straordinaria il minimo che può accadere è che cadano a pezzi. Com’infatti avviene – denuncia SARNO - a Taranto, Ancona, Lucca, Monza, Savona, ecc. Questi sono gli effetti dei tagli lineari operati da Tremonti ma anche di un piano carceri votato, inutilmente ed inefficacemente, solo alla costruzione di nuovi istituti. “

Secondo la UIL Penitenziari nemmeno il varo del DDL sulla detenzione domiciliare contribuirà a sfoltire le carceri italiane

La norma varata al Senato può essere intesa solo come un momento di ritrovata attenzione verso il mondo penitenziario da parte della politica, non certo come un atto risolutivo delle  criticità . Agli addetti ai lavori, infatti, è ben noto che non deflazionerà alcunché e non svuoterà nessun carcere. Il testo approvato, infatti, è talmente restrittivo e limitativo che saranno pochi ( non oltre i 1500 secondo le nostre stime) a poterne beneficiare. Se si vuole intervenire,e  si deve intervenire, a rendere più legali e civili le condizioni di detenzione occorre favorire il ricorso a soluzioni alternative al carcere, cominciando a rendere più concrete le prospettive di decarcerizzazione anche attraverso una revisione del momento sanzionatorio. Se com’è vero – continua il Segretario della UIL PA Penitenziari – che circa il 47 % della popolazione detenuta è composta da soggetti che non hanno una condanna definitiva e circa il 24% di soggetti non ancora sottoposti al giudizio di primo grado emerge, chiaramente, un problema di giustizia e dei tempi della giustizia.  Se il 34 % dei detenuti è potenzialmente portatore di malattie infettive (HIV, Epatite C, scabbia, ecc. ) ed il 65% soffre di patologie psichiche più o meno gravi emerge anche una questione sanitaria. Se com’è vero che in carcere in questo 2010 si sono suicidati già 59 detenuti, che almeno in 930 lo hanno tentato, che gli atti di autolesionismo superano lo strabiliante numero di 5mila, se le aggressioni verso altri detenuti o personale penitenziario sono più di 750,  emerge un panorama di depressione e violenza.  Se per la mancanza di posti si è costretti a far dormire a terra o si è costretti a stipare persone in spazi insufficienti persino a muoversi per linee orizzontali,  emerge una questione civica e sociale . Se le brillanti operazioni della Magistratura e delle Forze dell’ordine stanno riempiendo le nostre carceri di soggetti sottoposti al 41-bis ma non si hanno le strutture, i mezzi e gli uomini per controllarli allora emerge anche una questione di ordine pubblico. In questo panorama disastrato ed allarmante il personale continua a prestare servizio, ai limiti del martirio, nella consapevolezza di essere solo ed abbandonato da un’Amministrazione silente,  inoperosa e persino distante e nemica. Abbiamo dato atto al Ministro Alfano di aver voluto pervicacemente il decreto che sbloccava le assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria  ora , però deve fare in modo da far materializzare quelle donne e quegli uomini. Sperando che non si ripetano le perverse dinamiche del piano carceri ,  di cui tutti parlano ma in pochi sanno cos’è e se effettivamente esiste.  Nel frattempo – chiude polemicamente Eugenio SARNO - la sgarrupata Amministrazione Penitenziaria non trova di meglio che distaccare una unità di polizia penitenziaria dalla frontiera del carcere di Busto Arsizio all’Ufficio del Commissario delegato della Protezione Civile della Sicilia …. “

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